MANTOVA -Il termine tecnico per dare compimento alla conferenza di servizi sul raddoppio ferroviario della Mantova- Codogno cadeva l’altro ieri, e il commissario designato da Rfi Chiara De Gregorio ha recepito tutte le istanze delle parti chiamate in causa per fare sintesi di una maxi-infrastruttura da 505 milioni di euro (da sola, l’1% per Pnrr) che andrà a servizio del traffico strategico fra Mantova e Milano via ferro. Numerose le istanze portate dai Comuni interessati alla tratta, fra cui spiccano quelle rilevate dal sindaco bozzolese Giuseppe Torchio, ma ostacoli veri e insormontabili non sembrano essercene. La stessa commissaria attende il benestare dei ministeri alla transizione ecologica e alla cultura (quest’ultimo dicastero è interessato per via delle problematiche paesaggistiche convergenti sul raddoppio della tratta ferroviaria) prima di dare corso alle valutazioni di impatto ambientale. Frattanto, la convocazione di Palazzo di Bagno ha già dato il primo “imprimatur” alla grande opera, attesa da decenni, e strategica per i collegamenti gra il capoluogo virgiliano e il caposaldo regionale. Il tratto Mantova-Piadena peraltro risulta già finanziato e ricompreso fra le 20 opere strategiche inserite dal governo nel programma beneficiario del piano nazionale di ripresa e resilienza. Il fatto stesso che a esso sia stato assegnato un commissario per portarlo a compimento è di buon auspicio. Secondo i cronoprogrammi, già dal prossimo anno dovrebbero muoversi le ruspe per iniziare i lavori, da portarsi a termine entro il 2026. Ottimismo con cautela manifesta il deputato Matteo Colaninno (Italia viva), che molto si è speso per questa infrastruttura: «Un minimo di preoccupazione ce l’ho, ma mi conforta che almeno esiste per questo raddoppio da Mantova a Piadena la copertura finanziaria e la garanzia di un commissario. Sono convinto che le motivate preoccupazioni di alcuni comuni verranno prese in considerazione dissipate dalla necessità di quest’opera che non ha colore politico».