MANTOVA «Signora il suo conto è a rischio. Per metterlo in salvo è necessario effettuare un trasferimento immediato». Questo il falso allarme bancario inoltrato online a una 66enne, irretita e raggirata a stretto giro da una banda di truffatori. L’episodio, in gergo tecnico ribattezzato spoofing, risale ai giorni scorsi quando la donna, pensionata originaria del foggiano ma da anni residente nel capoluogo virgiliano, ha iniziato a ricevere via posta elettronica e sms, mail e messaggi che l’avvisavano di fantomatiche anomalie in corso sul proprio conto corrente.
A contattarla in tale circostanza, tramite numeri telefonici “hackerati” ed effettivamente corrispondenti a utenze reali in uso alla questura, falsi agenti della polizia postale che informavano la malcapitata, secondo un collaudato modus operandi, di un indagine in atto circa l’elevata probabilità di vedersi a breve il proprio conto “svuotato” a causa, presumibilmente come del resto già occorso per un altro recente caso fotocopia, dell’indebita attività ordita sottotraccia da un impiegato infedele della sua stessa banca, dedito al prosciugamento dei conti correnti dei clienti. Così la vittima, credendo di interloquire con veri poliziotti era stata da questi rimandata a un altro numero, nel loro intento criminale diretto a un funzionario del suo stesso istituto di credito, con filiale in città, che l’avrebbe quindi istruita sulle operazioni da effettuare per sventare la minaccia di ritrovarsi in men che non si dica completamente al verde. Per evitare tale spauracchio si doveva semplicemente trasferire il denaro dal proprio conto “a rischio” su uno più “sicuro”. Ma la fiducia riposta dall’anziana in tali soggetti le si era alla fine ritorta contro. Una volta infatti carpiti i suoi dati bancari sensibili il “giochetto” dei malviventi era fatto con ben 35mila euro spariti, tra titoli e fondi, tramite una decina di bonifici effettuati su conti esteri tra il 30 giugno e il 3 luglio scorsi. A quel punto, scoperto il raggiro perpetrato a proprio danno, alla donna altro non è rimasto da fare che andare a denunciare tutto alle vere forze dell’ordine impegnate ora nelle indagini del caso per risalire a questa ennesima gang di specialisti di questo tipo di truffe telematiche.






































