MANTOVA – Stando al quadro accusatorio ascrittogli, sarebbe responsabile di diversi episodi violenti da lui perpetrati nei confronti della moglie nonché di tre dei loro cinque figli, tutti minorenni. Con le accuse di maltrattamenti in famiglia e lesioni personali aggravate era infatti finito in manette, lo scorso mese di aprile, un cinquantenne marocchino residente in un comune del Destra Secchia (omettiamo il luogo preciso a tutela delle persone offese). In particolare, a portare all’arresto dell’uomo – poi commutato dapprima in custodia domiciliare e quindi nella misura cautelare del divieto di avvicinamento alle presunte vittime – una telefonata fatta, una domenica sera, da uno dei figli della coppia ad uno zio, con cui lo avvisava delle percosse poco prima subite dalla madre e dalla sorella maggiore durante una lite, ad opera del padre. Senza perdere tempo l’uomo segnalava quindi il tutto ai carabinieri della compagnia di Gonzaga che prontamente, tramite una pattuglia della stazione di Ostiglia, si portavano sul posto indicato. E così, una volta entrati in casa i militari si erano trovati la consorte del cinquantenne seduta di fronte al marito e con tutta l’intenzione di non raccontare nulla di quanto occorso e i figli, nel frattempo scesi al gran completo dal piano superiore, che tramite la maggiore del gruppo – di 17 anni – avevano consegnato loro una lettera nella quale riportavano tutte le accuse rivolte al padre. Ieri, in udienza a porte chiuse, è quindi iniziata l’istruttoria dibattimentale del processo a lui instaurato. A parlare per prima, davanti al collegio dei giudici, la figlia più grande della coppia la quale, incalzata dalle domande del pubblico ministero Lucia Lombardo e non senza remora, avrebbe sostanzialmente confermato gli episodi addebitati al padre, quest’ultimo difeso a giudizio dagli avvocati Filippo e Alessandra Moreschi. Una versione quella della ragazza a quanto pare però totalmente differente da quanto reso in aula, sempre nella medesima seduta, dalla madre nonché coniuge dell’imputato, secondo cui al contrario non ci sarebbe mai verificata nessuna violenza in ambito familiare. Prossima udienza il 13 marzo 2023.