MANTOVA Secondo l’accusa aveva costretto con la forza e dietro la scure delle minacce l’ex fidanzata, all’epoca 17enne, a consumare un rapporto sessuale con lui. Per il reato di violenza sessuale perpetrato nei confronti di persona minorenne era così finito alla sbarra un 30enne di Casalmaggiore. I fatti risalivano al primo gennaio di sei anni fa; teatro della vicenda le campagne di Riva di Suzzara. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti i due, nonostante la loro relazione fosse già finita da tempo, non avevano mai cessato a frequentarsi. Quella notte di Capodanno del 2012 però la vittima, una giovane residente in zona, era stata caricata sull’auto dall’ex ragazzo il quale, dopo essersi appartato con lei in un luogo isolato, l’aveva indotta contro la sua volontà a concedersi. Terminato quell’atto estorto con la violenza poi, la giovane sarebbe stata scaraventata fuori dal veicolo e lasciata lì dal 30enne allontanatosi a tutta velocità lungo una strada sterrata nella golena del fiume Po. Nel corso del procedimento era stato anche sentito, in qualità di testimone, il primo soccorritore della 17enne: l’uomo trovandosi a passare in quel tratto aveva infatti scortato la vittima fino ad un ristorante nelle vicinanze, in attesa che arrivassero carabinieri e sanitari del 118. In quella circostanza la ragazza aveva raccontato come tra i due vi fosse stata una lite parlando altresì di un presunto debito di denaro mai saldato tra lei e il suo ex. La difesa aveva quindi chiamato a testimoniare un conoscente della coppia che però al momento si trovava in Australia. I giudici avevano quindi aggiornato il giudizio per la deposizione di quest’ultimo teste prima del verdetto finale. Ieri mattina l’epilogo giudiziario in primo grado dell caso. Conclusa l’istruttoria dibattimentale l’imputato, comparso di fronte al collegio dei giudici è stato ritenuto responsabile del reato a lui ascritto, e per questo condannato alla pena di sei anni e due mesi di reclusione. L’attesa ora sarà tutta per le motivazioni della sentenza dopodichè la parola passerà alla difesa per un eventuale ricorso in appello.
Lorenzo Neri