VIADANA “Buon viaggio Giovanni, animo nobile, uomo educato, ragazzo coraggioso e tenace. Mi è stato chiesto di scrivere un articolo e subito ho detto no. No perché gli occhi lucidi non distinguono le lettere sulla tastiera e no per la mancanza di voglia di esternare ciò che singhiozza dentro. E poi ancora no perché chi ha voglia di telefonare a persone imbarazzate per sentire dire da tutti ciò che già so? Ma, perché un ma c’è sempre, la voglia di salutarti è stata maggiore del dolore. Metto nel cassetto i filtri giornalistici: oggi non servono. Apro il libro come si faceva nella stessa aula ai tempi di ragioneria. Apro il libro e torno indietro a quando m’ingannò il tuo tono di voce, pacato e rassicurante, mentre il tuo sguardo diceva la verità sulla tua determinazione che spesso si traduceva nei voti alti che prendevi, ma sarebbe riduttivo limitarci a questo. Difficile non scadere nella retorica; a quell’età si è tutti uguali e per questo le piccole differenze emergono come torri. Amavi il rugby perché faceva parte della tua passione sportiva e probabilmente c’era anche una questione di Dna visti i trascorsi in famiglia. I sorrisi non devono e non possono essere prigionieri, ma liberarsi perché devono trovare il proprio spazio nell’aria ed appoggiarsi su chi è triste. Buon viaggio Giovanni e non ti dirò che tu eri meglio di noi, ma che in tutte le diversità che regnavano in quella classe spiccava la tua moderazione, già allora. Chi arrivava con la maglietta dei Nirvana, chi con la tuta della squadra di calcio dell’U.C. Viadana e tu avevi già un’eleganza che non era data dalla scelta nell’armadio, ma dal modo di essere. L’età adulta poi porta ad allontanarsi, a vedersi sempre meno e tenere vivi i ricordi che in momenti come questi riaffiorano con forza, forse esplodono con prepotenza e sono convinto che in questo preciso momento gli occhi di tutti i tuoi compagni di classe siano pieni di quella pioggia che non scende dalle nuvole, ma dall’animo. Ciao ragazzo”.
Alessandro Soragna