SAN GIORGIO BIGARELLO – Il fallimento della Sti, la più grande società di logistica del veronese – nata quasi 50 fa a Nogara – che fra il 2019 e il 2020 aveva deciso di investire nella zona industriale di San Giorgio Bigarello realizzando due mega capannoni da 63mila metri quadrati coperti su un’area di quasi 200mila, sta scuotendo la politica locale.
Dopo le parole di ieri del sindaco Beniamino Morselli, è il capogruppo del centrodestra Giuliano Guastalla ad intervenire e a dare la totale disponibilità per trovare soluzioni comuni.
«Ho letto e condiviso quanto detto dal sindaco – esordisce il capogruppo della minoranza Guastalla -. Due, tuttavia, ritengo siano i passi essenziali da fare senza indugiare oltre: anzitutto capire se la Sti abbia dei debiti nei confronti dell’ente locale e in secondo luogo aprire un canale diretto con la SGR, ovvero la società di gestione del risparmio con capitali di fondi americani proprietaria dei capannoni: questo per trovarsi pronti ad assecondare eventuali aziende che desiderino utilizzare gli spazi lasciati vuoti dalla Sti».
Per Guastalla è quindi necessario aprirsi ad ogni soluzione, «anche a cambiare la destinazione d’uso dei fabbricati attraverso le varianti del caso». Come riportato nell’edizione di martedì 31 ottobre, sono circa 400 i creditori censiti e convocati all’assemblea del prossimo marzo (giovedì scorso uno dei due curatori fallimentari, l’avvocato Marianna Brugnoli, aveva tenuto un primo sopralluogo con il compito di alienare i beni della società per pagare i creditori, ndr). «La priorità, ripeto, non è convocare i dirigenti dell’azienda fallita, probabilmente impegnati ad ottenere i rispettivi emolumenti arretrati, ma piuttosto i vertici della Società di gestione del risparmio che aveva in affitto i capannoni, in modo da poter sbloccare quanto prima la situazione».
Anche dai consiglieri di centrodestra arriva la solidarietà ai lavoratori che si trovano al momento senza lavoro. A San Giorgio erano stati assunti 7 dipendenti diretti (uno come guardiania, gli altri negli uffici), mentre per la movimentazione la Sti si avvaleva di una cooperativa esterna nella quale, tra gli altri, erano state assunte sette persone, sempre residenti nel territorio comunale, che si trovavano in stato di disoccupazione.
Matteo Vincenzi