MANTOVA Marco Festa ha le spalle larghe. Almeno tre dei 12 gol subiti finora dal Mantova sono nati da errori suoi. Qualche tifoso spazientito suggerisce a Possanzini di cambiare portiere, dimenticando forse il contributo che il numero uno bresciano fornisce ai compagni in termini di esperienza e personalità. E dimenticando anche i provvidenziali interventi da lui compiuti in altre occasioni.
Marco, ti disturbano queste critiche?
«A 20 anni qualche cicatrice me la lasciavano. A 32 ho maturato l’esperienza per separare quelle costruttive, di cui tengo conto, da quelle negative che invece mi scivolano addosso. Intendiamoci: io le mie responsabilità quando sbaglio me le assumo. Ma non posso farmi condizionare dalle critiche: farei del male a me stesso e alla squadra».
Ti rimproverano soprattutto il primo gol di Cesena…
«Non è vero che ho aspettato troppo per rinviare la palla. Semplicemente non ho visto Kargbo arrivare, e così mi ha soffiato la palla».
Questa costruzione dal basso comporta dei rischi…
«Certo. Ma sono rischi calcolati ed ogni giorno lavoriamo per limitarli. Questo è il nostro modo di giocare. Il Mantova ha un’impronta ben definita e noi siamo convinti che darà tanto alla squadra».
Il portiere non è affatto marginale in questo tipo di gioco…
«E questo mi piace moltissimo. Non devo limitarmi a parare, ma devo anche far partire l’azione e quindi pensare, ragionare su come gestire la palla. È stimolante».
Torniamo al match col Brescia. Cosa vi ha lasciato?
«Tante certezze. Abbiamo disputato una grandissima partita: c’è la soddisfazione di aver tenuto testa a una big, ma anche il rimpianto di non aver ottenuto qualcosa di più. Detto ciò, non vedo grosse differenze rispetto alle precedenti partite».
In che senso?
«Nel senso che noi giochiamo sempre allo stesso modo e siamo certi che questa mentalità ci porterà alla salvezza».
In realtà, le prestazioni casalinghe finora sono state più continue rispetto a quelle in trasferta. Anche i numeri lo certificano…
«Non sono molto d’accordo. Penso che i risultati influenzino troppo i giudizi. Secondo me ci siamo espressi bene sia al Martelli che fuori. Poi può succedere che gli episodi negativi ci abbiano penalizzato di più nelle gare esterne, ma non è un problema di personalità».
Insomma, secondo te non esiste un “problema trasferta”…
«Esatto. Sicuramente dobbiamo migliorare in tanti aspetti, magari avere maggior consapevolezza delle nostre potenzialità. Però è presto per parlare di “tabù trasferta” o cose simili: rischia di provocare un blocco psicologico. Perciò, niente drammi. Ci vuole equilibrio».
Dopo 8 giornate, il bilancio del Mantova è in attivo?
«Sì, direi più che positivo. Ricordiamoci che siamo una neopromossa e che l’obiettivo è la salvezza. Abbiamo raccolto tanti punti e giocato buone partite».
E a livello globale, cosa pensi di questa Serie B?
«È sempre stato un campionato difficile e quest’anno non fa eccezione. Prendiamo la Juve Stabia: sembrava in difficoltà, poi ha battuto il Pisa capolista. Davvero puoi vincere e perdere con tutte. Uno dei segreti per stare sul pezzo è l’equilibrio, a tutti i livelli, in primis dentro lo spogliatoio. Bisogna essere centrati».
E il Mantova è centrato?
«Assolutamente sì».