MANTOVA Tra i giovani del Mantova che si sono maggiormente messi in luce nelle ultime partite c’è senza dubbio Enrico Piovanello. Ha solo 20 anni ma può vantare un curriculum a livello calcistico davvero niente male: padovano di nascita e di tifo, è cresciuto nel vivaio del club biancoscudato; è stato anche il primo “millennial” nella storia del Padova a debuttare tra i professionisti; ha calcato piazze impegnative come Bari e Catania, ottenendo con i pugliesi una promozione in C. A Mantova è giunto in prestito dal Padova, dopo mezza stagione nell’Imolese, e si è ambientato presto.
Enrico, partiamo proprio dal match di domenica scorsa contro il tuo Padova…
«Per me è stato molto emozionante. Non era la prima volta che affrontavo il Padova, ma vedere tra gli avversari alcuni miei ex compagni fa sempre effetto».
Te la sei cavata bene, no?
«Direi che tutta la squadra ha disputato un’ottima partita».
È un Mantova più forte quello che esce da questa gara?
«In realtà già a Fiorenzuola avevamo dati segnali confortanti. Stiamo crescendo di partita in partita. Dobbiamo continuare così, a testa bassa e senza mollare».
Ora però arrivano gli scontri diretti: serve qualche vittoria…
«Eh sì. La gara di sabato con la Pro Sesto sarà decisiva per misurare i nostri miglioramenti. Giochiamo in casa e questo può avvantaggiarci. Speriamo che il pubblico ci dia una mano, perchè abbiamo bisogno di una vittoria».
Ti senti ormai un punto fermo di questo Mantova?
«Diciamo che sono contento di come stanno andando le cose, specialmente da quando il mister mi ha messo trequartista. È un ruolo che sento mio».
L’hai sempre ricoperto?
«Il primo ad assegnarmelo fu mister Sullo. Prima facevo esclusivamente l’esterno».
A quanto pare sei molto apprezzato dai tifosi mantovani. Secondo te perchè?
«Innanzitutto mi fa piacere. Per quanto riguarda il motivo, non so: forse apprezzano come mi muovo con la palla».
Qual è la tua qualità migliore e dove invece ti senti ancora in difetto?
«Parto col difetto: devo migliorare sottoporta. Dovrei segnare qualche gol in più. Per il resto, penso di essere dotato di buona tecnica. E tanta corsa».
In famiglia ti seguono?
«Tutti. Mamma Sabrina, papà Maurizio e il fratello Giorgio, assieme a nonno Antonio, sono i miei primi tifosi. Mi hanno sempre sostenuto, fin da quando ero piccolo».
Cosa ti hanno lasciato le esperienze di Bari e Catania?
«Mi hanno fortificato. È stato un privilegio giocare in due piazze così prestigiose e passionali, perchè lì ti senti un vero calciatore. Specialmente a Bari, dove ho disputato una trentina di partite. A tal proposito, vorrei ringraziare “zio Michi”, che nel mio anno barese è stato una persona molto importante per me».
A Catania, invece, hai trovato meno spazio…
«Sì, quella è stata un’annata più difficile. Però mi sono divertito. E ho avuto la fortuna di giocare uno spezzone del derby col Palermo, non certo una gara come le altre».
In questa varietà di esperienze, che ruolo riveste Mantova?
«Mantova è una grande occasione per me. Un’occasione che devo sfruttare per dimostrare che posso salire di categoria».
Insomma punti alla Serie B…
«Punto a centrare la salvezza col Mantova, innanzitutto. Ma sul piano personale non mi nascondo: vorrei un giorno mettermi alla prova nella serie cadetta».
In bocca al lupo per entrambi gli obiettivi.