VIADANA Il soprannome è da sempre un qualcosa che dà colore, ma in un ambiente come una squadra di rugby, in cui regna sovrana la goliardia, le curiosità su questo tema non mancano. Al netto del fatto che nella maggior parte dei casi si opta per una semplice abbreviazione del nome, come nel caso di Martin Roger Farias che ci spiega come in Argentina Martin diventi “Martincio” ed il passo successivo sia “Tincio”. Bazzicando in zona stadio Zaffanella capita di imbattersi in uno dei giocatori più giovani del roster con un taglio di capelli rasato in stile marine. Qualche settimana fa la sua lunga chioma castana gli è valsa il soprannome di “Tarzan” per la somiglianza col personaggio del cartoon Disney, ma dopo l’esordio in prima squadra è stata pagata la matricola dal giovane flanker Juan Cruz Gamboa con un taglio netto deciso. Un rito, una sorta di iniziazione quasi a sottolineare l’ingresso nell’età adulta del rugby del figlio secondogenito del Direttore Generale Ulises Gamboa. Tutti conoscono Massimo “Ska” Catalano, Team Manager dei gialloneri, tesserato con la maggiore anzianità e una fedeltà quarantennale. Tre lettere, per lui, che potrebbero indurre a pensare erroneamente alla musica dei Madness o loro accoliti di quel sound movimentato, ma invece riportano allo scatto prodigioso che possedeva quando giocava trequarti ala e alle sue doti atletiche, soprattutto nel salto in lungo. In questo caso si tratta del classico “nomen omen” in cui soprannome e persona sono fortemente intrecciati. I due tecnici “Manga” e “Gibo” sono ovviamente abbreviazioni, così come “Loca” e “Janna” facilmente riconducibili ai legittimi proprietari. Tutto qui? Assolutamente no, perché “Moto” Orellana sintetizza la corpulenza del toro e la velocità della motocicletta, caratteristiche insite nel trequarti centro la cui fisicità è proverbiale sulla sponda mantovana del Po. Per chiudere il cerchio c’è una categoria speciale, ovvero quelli che utilizzano spesso la stessa parola, anche come intercalare, e la stessa diventa poi il modo in cui vengono chiamati: “Papi” è Roberto Tejerizo, “Mono” riferito a Claudio Gamboa e “Capo” per Juan Wagenpfeil; ma c’è anche chi eredita il soprannome, come “Gringo” Casasola che riconduce al nomignolo che viene incollato a chi, in Argentina, ha i capelli tendenti al biondo e la carnagione particolarmente chiara: così suo nonno, altrettanto il padre e lo stesso per l’atleta giallonero. L’elenco è ancora molto lungo e, a quanto pare, dipende molto dalla vena creativa di “Papi” Tejerizo, che sembra essere il “fornitore” ufficiale di soprannomi in via Learco Guerra.