Delitto Mora, si torna in appello. Annullati i 5 ergastoli ai giostrai

ROMA Annullamento della sentenza d’appello che condannava all’ergastolo tutti gli imputati. Questa la decisione presa ieri dai giudici della Corte di Cassazione per il delitto Mora. Ma il processo non finisce qui; i giudici della Corte Suprema hanno infatti disposto il rinvio ad altra Corte d’Appello, in questo caso a quella di Milano. Non si è dunque ancora concluso il processo per l’omicidio di Gabriele Mora, il gioielliere di Suzzara ucciso in uno scontro a fuoco durante una rapina nel suo negozio la sera del 19 dicembre 1996. Che l’annullamento della sentenza fosse nell’aria lo si era capito già dalla requisitoria del Procuratore generale, titolare dell’accusa, che aveva concluso avanzando proprio questa richiesta. Ultimo colpo di scena di un processo, in cui non sono certo mancate le sorprese. A partire dal procedimento stesso, nato da un cold case dei carabinieri del Nucleo Investigativo, che avevano riaperto le indagini arrivando a individuare i presunti componenti della banda di rapinatori killer. Il processo di primo grado davanti alla corte d’Assise del tribunale di Mantova si era concluso nell’ottobre di tre anni fa con una sentenza di assoluzione che non poteva non suscitare scalpore. Ma ancora più eclatante era stato l’esito del processo d’appello di Brescia del settembre dello scorso anno, quando i giudici avevano ribaltato completamente la sentenza condannando i 5 imputati all’ergastolo. Ieri l’ennesimo ribaltone con l’annullamento della sentenza d’appello la richiesta di assoluzione avanzata dalla stessa accusa in Cassazione. Il Pg avrebbe rimarcato due errori da parte della procura bresciana, definendo “una caterva di menzogne” quanto dichiarato dal “pentito” che ha accusato i cinque imputati. L’avvocato veneziano Marco Borella, del collegio deelle difese con i colleghi Pier Maria Corso e Nicodemo Gentile, si è detto molto soddisfatto dell’esito dell’udienza di cassazione: «un ottimo risultato a fronte della condanna all’ergastolo in appello. Ora attendiamo di poter leggere le motivazioni di questa sentenza per preparare al meglio il nuovo processo d’appello». A giudizio con l’accusa di omicidio volontario in concorso sono finiti Adriano Dori, 48 anni, Danilo Dori, 58 anni, Giancarlo Dori, 56 anni, Stefano Dori, 51 anni, e Gionata Floriani, 44 anni, tutti componenti della medesima famiglia di giostrai nomadi domiciliati tra le province di Firenze, Torino, Vicenza, Padova e Gorizia. Gabriele Mora, gioielliere di Suzzara, fu ucciso nel suo negozio il 19 dicembre 1996 da un commando di rapinatori. Mora aveva reagito sparando ai banditi per difendere la moglie, e uno di essi rispose al fuoco uccidendolo. Il malvivente colpito dal gioielliere, Rudy Casagrande, 24enne giostraio vicentino, venne trovato cadavere poche ore dopo a Thiene, abbandonato per strada dai suoi complici, poi spariti nel nulla per 21 anni. A fare riaprire le indagini a oltre 20 anni dai fatti era stato un altro parente dei cinque; Patrick Dori. Nei confronti di quest’ultimo ci sarebbero state delle minacce di morte da parte degli imputati. A rivelarlo era stata Amalia Levakovic, 57 anni, madre di Patrick Dori, sentita come testimone al processo di Mantova. «In un paio di circostanze, tra gennaio e febbraio del 2017 a Pistoia – aveva raccontato la donna attualmente detenuta in carcere a Firenze per altra vicenda – ho ricevuto la visita di Danilo e Adriano Dori i quali, mimando il gesto della pistola, mi hanno fatto capire che dovevo convincere Patrick a ritrattare altrimenti ci avrebbero ammazzati. Da lì ho presentato denuncia ai carabinieri».