L’attacco della minoranza di Goito: “Troppi soldi per l’albero di Natale”

Le critiche del consigliere Taraschi:

ALBERO DI GOITO
L'albero di Ntatale allestito dal Comune

GOITO  Albero di Natale; se da un lato è il simbolo di un momento di condivisione spirituale e sociale che non ha confini dall’altro può divenire motivo di critiche. Questo è quanto avviene durante le festività natalizie di Goito. La decisione della amministrazione comunale di posare il tradizionale simbolo del Natale, debitamente addobbato, nella piazza principale del capoluogo goitese, vale a dire piazza Gramsci, è divenuta suo malgrado spunto per una serie di valutazioni non certo positive da parte di alcuni cittadini. Valutazioni che i consiglieri d’opposizione han fatto proprie ed esprimono attraverso il pensiero di Gabriele Taraschi esponente di ProgettiAmo Goito. «Non siamo contrari all’addobbo della piazza – precisa il consigliere comunale -. Troviamo invece fuori luogo il costo che l’ente locale ha dovuto sostenere per tale operazione. Ritengo che investire una cifra così alta, la determina comunale parla di poco più di 9mila euro per l’intervento che è stato compiuto dalla ditta alla quale è stato assegnato. È vero che il tutto sembra da ritenersi suddiviso in tre anni, e già questo di per sé significa imporre al Comune un impegno di un certo peso. Ma a mio avviso quanto speso rimane una cifra che poteva essere valutata con maggiore attenzione soprattutto in un momento in cui le risorse andrebbero gestite tenendo in considerazione la situazione in cui versano i nostri cittadini”. “Il Natale – prosegue Taraschi – è una festa che di suo tende a coinvolgere tutte le persone e di conseguenza è giusto creare le condizioni perché l’intera comunità goitese si senta partecipe all’evento. Però ribadisco si sarebbe potuto investire meno risorse ed ottenere il medesimo risultato visto che, ad esempio, si poteva cercare di creare sinergie con qualche comune del Trentino per disporre di un abete e magari chiedendo ad aziende locali di compiere l’addobbo».

Paolo Biondo