“I genitori come luoghi da abitare”, questo il tema dell’incontro che ha visto come protagonisti Donatella Di Pietrantonio e Paolo Valoppi. La prima, vincitrice del Premio Strega, ha pubblicato il suo primo romanzo a 49 anni. Parlando del rapporto tra una figlia e la madre affetta da Alzheimer, per poi affrontare il legame tra madre e figlio adolescente della sorella morta, nei suoi romanzi la Di Pietrantonio ha affrontato il tema della genitorialità. Anche Paolo Valoppi ha raccontato nel suo romanzo “Mio padre avrà la vita eterna ma mia madre non ci crede” il tema di un rapporto difficile tra figlio e genitori. Marianna Albini ha mediato questo evento conducendo i due autori ad esprimersi in merito alle modalità che consentono di rimanere in equilibrio durante il lungo viaggio con i genitori. “Il rimanere in equilibrio – ha detto Donatella Di Pietrantonio – è la scommessa della vita. Sbattiamo con la chiglia tra le sponde dell’unione e della separazione”. Anche per Paolo Valoppi quella di un figlio non è un viaggio facile: “la ricerca di un equilibrio è possibile per una continua interrogazione dei nostri genitori”.
Molto apprezzato è stato il momento durante il quale si è discusso della vergogna che si può provare nei confronti dei propri famigliari. Per Di Pietrantonio si tratta un un tema attuale. Ha provato vergogna nei confronti del padre che è meno istruito della madre. Con un po’ di visibile commozione ha affermato: “ho provato una vergogna di classe. Non per la povertà, ma per la mancata alfabetizzazione”. Il giovane Valoppi invece ha puntato su un intervento tanto ironico quanto profondo:”come non potevo? Ero terrorizzato all’idea che mio padre potesse andare a citofonare a casa dei miei amici”. Infine si è parlato delle aspettative dei genitori nei confronti dei figli. In questo caso Valoppi ha raccontato di sentire di aver tradito quelle relative al suo atteso ingresso nella comunità religiosa del padre. Per Donatella Di Pietrantonio il tema delle aspettative è parso più complesso invece:” so di aver deluso quelle dei miei genitori che volevano che rimanessi, come tutte le donne del posto, a disposizione. Allo stesso tempo mi hanno fatto studiare e questo ha rappresentato una buona contraddizione”.
Dario Anzola