MANTOVA Come in molte città italiane, anche a Mantova ieri si è svolto un presidio nato in poche ore con il passaparola di gruppi e associazioni impegnati sul tema della repressione, per rispondere al “blitz” del Governo sul decreto sicurezza, che viene definito “golpe burocratico” dai manifestanti, senza tanti giri di parole. Qualche decina di attivisti si è radunata in piazza Martiri di Belfiore a Mantova per denunciare un “allarme democratico” che è stato concretizzato dal Governo scavalcando il dibattito parlamentare e affrettando i tempi; ripetono al megafono il pericolo repressivo e antidemocratico insito nel decreto imposto con un colpo di mano. “Dietro la facciata della sicurezza, saranno le lotte sociali dei lavoratori, dei cittadini ecologisti, delle reti ambientaliste ad essere trasformate in questioni di ordine pubblico”, si sente al megafono. È infatti questo un timore condiviso da molti esperti di diritto, ma perché proprio ora? I manifestanti non hanno dubbi: “il disegno repressivo avanza da anni, soprattutto dal Decreto Conte-Orlando al Salvini-Conte, ma adesso che la crisi sociale sta aumentando sempre di più e l’obbedienza alla linea di riarmo ci sta portando in guerra, attuano dispositivi per fermare le proteste e criminalizzarle”.