Alle porte dell’inferno. ”Il raddoppio ferroviario suona come una condanna per i pendolari”

MANTOVA Meno cinque. Meno cinque giorni alla chiusura della tratta Mantova-Bozzolo per l’avvio del cantiere del raddoppio ferroviario. Una chiusura che comporterà l’utilizzo di autobus da Mantova a Bozzolo e viceversa con i conseguenti disagi legati alla scomodità del trasbordo, ma soprattutto di un deciso incremento in termini di tempi di percorrenza.
Quello del raddoppio è un problema che corre non solo sui binari dedicati ai pendolari, ma anche su quelli degli espropriati per cui la questione è ancora aperta. “E chissà quando si chiuderà – afferma Andrea Bertolini segretario territoriale dell’Utp (associazione Utenti del Trasporto Pubblico) -, poiché se i ricorsi finiranno come è probabile al Consiglio di stato c’è il concreto rischio che la linea resti chiusa per due/tre anni senza che i lavori siano iniziati. Certo, un prospettiva nefasta, ma non è una possibilità così remota. Non credo che i ricorrenti alla fine si accontentino come sento dire da vari amministratori, credo piuttosto sia iniziata una battaglia burocratica che andrà per le lunghe”. E se questa querelle a suon di carte bollate è lontana dal conoscere la parola fine, è già iniziato invece il countdown per la chiusura della linea ferroviaria, che tra cinque giorni vedrà partire il primo autobus sostitutivo. “Per come la vedo, quando riaprirà la tratta a pieno regime non ci saranno più pendolari. Questa situazione rischia davvero di scoraggiare i lavoratori costretti a vere e proprie peripezie per raggiungere gli uffici. E tutte le soluzioni alternative messe in campo sono assolutamente inutili e senza sbocchi. Ho sentito parlare di pullman per Peschiera, ma questa è una follia sia per una questione di tempi e di costi perché poi a Peschiera i treni disponibili sono per lo più Alta velocità se si vuole raggiungere Milano in tempi normali. Questo non è un servizio per clientela di lusso, i pendolari non lo sono. Alternative? Avevamo proposto di aggiungere tre treni in andata e altrettanti al ritorno per Milano via Verona. Ci è stato risposto dai sindaci di Marcaria e Bozzolo, che la nostra proposta era “abbandonare il territorio” perché avremmo tagliato fuori quei paesi. Ma noi non abbiamo mai detto una cosa simile. C’è tanta confusione anche sul piano strategico dove è stata posizionata un commissario che fa a capo a Rfi e dovrebbe vigilare su… Rfi. E poi perché chiudere adesso, quando i lavori se tutto va bene inizieranno di fatto solo a settembre? Non si poteva aspettare e ottimizzare i tempi? E poi il progetto originario prevedeva la costruzione del secondo binaria a la linea aperta: un lavoro che sarebbe stato completato mantenendo il servizio. Invece il progetto è stato cambiato in corsa per almeno un centinaio di volte. Siamo tutti esterrefatti”.