Mantova La Società Italiana di Neonatologia (Sin), affiancata dalla Società Italiana di Pediatria, ha depositato esposti alle procure di Torino, Milano, Brescia, Mantova, Lodi, Rimini e Roma contro l’avvocato mantovano Camilla Signorini, ideatrice delle cosiddette “diffide culla”. Le lettere, inviate a reparti nascita in tutta Italia intimano al personale sanitario di astenersi, in assenza di consenso scritto dei genitori, da mascherine per la madre, prelievi ematici o di Dna del neonato, tamponi, profilassi con vitamina K, somministrazione di nirsevimab contro il virus respiratorio sinciziale (Rsv) e qualunque vaccinazione di routine; in caso di inosservanza si minacciano azioni risarcitorie fino a 100 mila euro. Nel mandato alle procure Sin ipotizza l’esercizio abusivo della professione, truffa, pubblicazione di notizie false e tendenziose, procurato allarme. Secondo i firmatari dell’esposto, i divieti indicati nelle diffide confliggono con linee guida nazionali e con il dovere dei medici di prevenire rischi immediati per il neonato. Nelle querele si analizzano tutti i punti contenuti nelle “diffide”, elencando i potenziali problemi per il neonato nel caso in cui i medici, nel timore di una richiesta di risarcimento danni, si attenessero al rispetto delle imposizioni. Vitamina K: la profilassi alla nascita riduce quasi a zero la “vitamin K deficiency bleeding”, una forma emorragica con incidenza stimata fra 4 e 7 casi ogni 100mila nati vivi in assenza di trattamento. Rsv: oltre il 60 % dei lattanti contrae il virus entro il primo anno di vita; l’anticorpo monoclonale nirsevimab, approvato in Ue nel 2023, è raccomandato dal Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 2023-2025 per la stagione 2025-2026 . Vaccinazioni obbligatorie: dieci immunizzazioni (esavalente + Mprv) sono prescritte dalla legge 119/2017; il rifiuto totale può comportare l’intervento del giudice tutelare per la tutela del minore. Le diffide, osserva Sin, potrebbero indurre i medici a omettere prestazioni standard, esponendo i neonati a patologie prevenibili e creando conflitti fra linee guida ospedaliere e richieste dei genitori. Le direzioni sanitarie hanno confermato che continueranno ad applicare i protocolli ministeriali su igiene, vaccinazioni e screening, segnalando eventuali dinieghi formali alle autorità competenti. L’inchiesta dovrà stabilire se le comunicazioni dell’avvocato costituiscano mera consulenza legale o sconfinino in prescrizioni sanitarie riservate ai medici. Nel frattempo, i reparti nascita degli ospedali mantengono l’obbligo di informare i genitori e di garantire, in caso di rifiuto, la tracciabilità delle decisioni nell’interesse del neonato.








































