Nella mattinata odierna i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo di Mantova, unitamente a quelli del locale Nucleo Ispettorato del Lavoro, con il supporto delle Compagnie di Gonzaga (MN), Cento (FE) e Castelmassa (RO), supportati dal 2° Nucleo Elicotteri Carabinieri di Orio al Serio (BG), hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione della custodia cautelare in carcere, emessa dal GIP presso il Tribunale di Mantova, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di due imprenditori di origine moldava ma residenti nel comune di Sermide e Felonica, un 36nne ed una 42nne, in ipotesi accusatoria ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina pluriaggravato e di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.
Contestualmente i Carabinieri del Comando Provinciale di Mantova hanno notificato un invito per rendere interrogatorio “preventivo” (ex art. 291 co. 1 quater cpp), finalizzato alla successiva applicazione di una misura cautelare personale, nei confronti di due noti imprenditori italiani, un imprenditore 39nne residente nella provincia di Mantova e un imprenditore 56nne residente nella provincia di Ferrara.
in ipotesi accusatoria ritenuti responsabili del reato di sfruttamento del lavoro quali utilizzatori finali della manodopera procurata dai primi due.
Il provvedimento scaturisce dalla complessa attività d’indagine condotta dai militari del Nucleo Investigativo e del NIL di Mantova, con il coordinamento dell’Autorità Giudiziaria virgiliana, anche mediante attività tecniche di intercettazione, e facendo ricorso ai canali di cooperazione internazionale Europol, che ha consentito di accertare:
– il reclutamento, da parte dei due imprenditori di origine moldava, di oltre 50 lavoratori connazionali che, in stato di estremo bisogno, venivano indotti a raggiungere il territorio italiano ed a munirsi di un documento di identità falso che ne attestasse la cittadinanza rumena, onde poter essere assunti formalmente come cittadini comunitari, per poi essere impiegati in condizioni di sfruttamento presso aziende italiane, in particolare del settore agricolo, travisando l’attività di intermediazione illecita con fittizi contratti d’appalto di prestazioni e servizi, così aggirando le procedure previste dai cc.dd. decreti flussi;
– l’ospitalità dei lavoratori, a titolo oneroso, presso alloggi nella disponibilità dei due imprenditori moldavi e la loro dislocazione giornaliera presso i campi in cui venivano impiegati;
– evidenti violazioni in tema di orario di lavoro, riposo settimanale, retribuzione oraria ed in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro;
– degradanti misure di sorveglianza e controllo dei lavoratori, approfittando del loro stato di bisogno e della barriera linguistica esistente;
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– una costante attività di inquinamento probatorio mediante l’induzione dei lavoratori, in vista di attività ispettive e di escussione, a riferire il falso agli investigatori;
– l’utilizzazione finale, cosciente e volontaria, dei lavoratori in condizioni di sfruttamento da parte degli imprenditori italiani.
L’odierna operazione ha coinvolto anche i Carabinieri delle province di Ferrara e Rovigo, che hanno supportato i militari mantovani nel dar luogo alle perquisizioni delegate dall’Autorità Giudiziaria nei comuni di Sermide e Felonica (MN), Poggio Rusco (MN), Bondeno (FE) e Castelmassa (RO), nei confronti dei 4 indagati, ed all’acquisizione documentale presso lo studio di un commercialista.
Le complesse indagini hanno permesso agli investigatori dell’Arma di raccogliere inconfutabili elementi di prova in relazione alle condotte dei 2 imprenditori moldavi che hanno procurato l’ingresso illegale nel Territorio Nazionale di numerosi cittadini moldavi inducendoli a far uso di documenti di identità falsi che li rendessero apparentemente cittadini comunitari (rumeni e bulgari). I lavoratori stranieri, fatti giungere in Italia, avevano a disposizione dei luoghi ove dormire. È stato appurato dai militari che i lavoratori extracomunitari venivano accompagnati nei luoghi di lavoro da persone di fiducia, sfruttandoli al fine di trarre un profitto economico.
Nella complessa indagine, che trae origine nel luglio 2024, i Carabinieri hanno appurato che le due persone arrestate, dopo aver organizzato l’ingresso illegale in Italia dei cittadini extracomunitari, organizzavano i loro spostamenti ed il loro domicilio, facendosi remunerare anche tali attività ed organizzando il reclutamento allo scopo di destinarli al lavoro presso terzi, in particolare presso due grosse aziende agricole ubicate nella provincia di Mantova, in condizioni di sfruttamento attraverso il ricorso ad appalti fittizi, violando le norme a tutela della sicurezza sui luoghi di lavoro per assenza della formazione, per presenza di condizioni insalubri, corrispondendo ai lavoratori salari sproporzionati rispetto le quantità di lavoro prestato, violando le regole
in materia di orari del lavoro dovendo lavorare, a volte, anche fino a 16 ore giornaliere, senza effettuare il riposo settimanale, nonché sottoponendo i lavoratori ad uno stato di
soggezione, controllo, sorveglianza e limitazione continuativa in quanto, oltre ad essere sottoposti a restrizioni nei loro spostamenti personali, erano costantemente sorvegliati anche sul luogo di lavoro dai titolari delle ditte presso le quali lavoravano, tali che soggiacevano a condizioni di sfruttamento, mentre si trovavano in stato di bisogno derivante dalle condizioni di indigenza nelle quali si trovavano nel loro paese d’origine e che stimolavano la loro migrazione.
Ogni minima violazione delle regole vessatorie imposte dai “caporali” comportava il licenziamento in tronco del lavoratore ed il successivo immediato rimpatrio.
È stata indispensabile, ai fini della buona riuscita della delicata indagine, la fattiva collaborazione posta in essere dal Centro di Cooperazione Internazionale di Polizia tramite Europol avviata dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Mantova, per la verifica dell’autenticità dei documenti di identità dei lavoratori stranieri. Gli indagati, pertanto, avevano la piena consapevolezza circa lo stato di clandestinità degli immigrati.
Gli investigatori hanno accertato ed acquisito, presso la Prefettura di Mantova, le istanze presentate dalla società in cui sono incardinati i due soggetti arrestati: l’assunzione dei lavoratori extracomunitari attraverso la procedura del cosiddetto “decreto flussi”, allegando copia del passaporto moldavo. Dall’incrocio dei dati già in possesso agli investigatori, è emerso che gli odierni arrestati, a seguito del diniego all’assunzione dei lavoratori extracomunitari della Prefettura per insufficienza di quote, avrebbero falsificato le carte di identità spacciando gli immigrati come comunitari.
Nella mattinata odierna, durante le perquisizioni, i Carabinieri hanno rinvenuto e sequestrato numerosi documenti e dispositivi informatici che verranno analizzati.
Nell’abitazione degli arrestati, all’interno di un armadio, sono stati rinvenuti e sequestrati 12.650 euro.
L’odierna vicenda si collega alla storia di Artiom e Amelia. La coppia ha attraversato le regioni balcaniche ed è giunta in Italia con un passaporto rumeno. «Riteniamo che i
documenti siano stati falsificati e utilizzati come strumento di ricatto. Non eseguire gli ordini avrebbe comportato la denuncia alle autorità. I due avrebbero perso tutto», dice Laurent Liebstein, operatore della Cooperativa Lule Onlus. Artiom e Amelia peregrinavano per le campagne del Nord Italia seguendo le scansioni temporali della raccolta. Ed erano aggiogati ad una “cooperativa senza terra” in grado di spostare centinaia di persone sul territorio. Una realtà estremamente influente e conosciuta, attiva da svariati anni, soprattutto nella bassa mantovana. Già nel 2013, in un articolo de “La Repubblica”, la giornalista Jenner Meletti citava lo sfogo di un bracciante marocchino. «C’è una certa M., moldava, che ha portato 200 braccianti. Guadagna 2 euro per ogni ora lavorata da ognuno dei suoi uomini». […] Le cooperative senza terra
rappresentano oggi un modello di caporalato legalizzato dove, spesso, sono state favorite forme di intermediazione illecita, garantendo una parvenza di legalità. Come funzionano? «Sono capeggiate perlopiù da cittadini stranieri, marocchini, moldavi e indiani, che intercettano e smistano i loro connazionali. Alcune cooperative stringono contatti con i lavoratori in patria e li portano poi in Italia a lavorare» […]. Tali realtà sono definite “spurie” o “false” perché non sono improntate allo spirito mutualistico e comunitario proprio delle strutture cooperative. Nei fatti, sono “società-contenitore” che fungono esclusivamente da serbatoi di braccia da immettere in diversi settori, tra cui l’agricoltura e l’edilizia. I vertici sono caporali schermati dall’identità collettiva e dalla Partita Iva (cfr. rapporto 2023 – Associazione Terra, pg. 21 e ss.).






































