MANTOVA – Altra sfilata di testimoni ieri, nel processo per violazioni in materia edilizia e ambientale che vede sul banco degli imputati Bruno Zago, amministratore delegato di Pro-Gest, il figlio Francesco e altre undici persone, tra dirigenti della società che gestisce la cartiera ex Burgo, progettisti e responsabili delle aziende che a suo tempo, tra il 2017 e il 2018, avevano ricevuto in appalto i lavori di ammodernamento dello stabilimento “Nervi”. Nello specifico, oggetto del contraddittorio davanti al giudice Chiara Comunale, le questioni relative alle violazioni paesaggistiche circa la facciata nord dell’impianto e il depuratore, la concessione di autorizzazione monumentale e altresì l’accusa di falso in atto pubblico, fattispecie quest’ultima per cui non è prevista sanatoria e afferente alla presentazione al servizio edilizia del Comune di Mantova di progetti non conformi allo stato delle opere e dei luoghi in cartiera e di cui sono chiamati a rispondere solo tre imputati. Proprio circa questo filone processuale, dopo le escussioni testimoniali della procura, ieri è toccato a quelle delle difese. Le indagini, conclusesi nel luglio 2019, avevano evidenziato la realizzazione di opere edilizie in assenza del permesso di costruire, di opere eseguite senza autorizzazione paesaggistica, o in difformità dai permessi ottenuti, oltrechè anche di falsa attestazione in atto pubblico. Interventi che, come detto, riguardavano in particolare la facciata nord dello stabilimento di via Poggio Reale e il depuratore, ma anche camini, terrazzamenti e barriere fonoassorbenti.