MANTOVA Per circa una decina di anni, stando all’iniziale ipotesi accusatoria, aveva posto in essere reiterate condotte violente perpetrate ai danni della propria moglie. Con l’accusa di maltrattamenti in famiglia e lesioni personali aggravate era così finito a processo, lo scorso anno, un 64enne italiano residente in un comune del Basso Mantovano. Nello specifico i fatti a lui ascritti risalivano al 14 aprile del 2015 quando, a seguito di uno dei tanti episodi contestatigli dagli inquirenti, la compagna aveva presentato nei suoi confronti formale denuncia ai carabinieri. In siffatta occasione l’uomo, al culmine dell’ennesimo litigio in ambito domestico, sarebbe infatti stato reo di averla strattonata, quindi colpita con pugni alla testa, facendola infine stramazzare al suolo svenuta. Questo almeno quanto raccontato dalla presunta vittima ai militari dell’Arma in sede di querela. Versione questa non confermata però in istruttoria dibattimentale, in quanto smentita dalla stessa persona offesa, escussa ieri mattina in aula, in qualità di testimone. Una ritrattazione su tutta la linea con tanto di remissione di querela, da lei motivata sulla base di fragilità emotive e vuoti di memoria che all’epoca l’avevano portata ad essere poco lucida su tale vicenda. Una spiegazione non certo esaustiva che ha quindi indotto il giudice Chiara Comunale a mandare assolto l’imputato dal primo capo d’accusa nonché a disporre il non luogo a procedere per il secondo, ma rinviando contestualmente gli atti alla procura per svolgere ulteriori indagini circa l’ipotesi di falsa testimonianza a carico della donna.