Mantova Stando al novero delle contestazioni a loro ascritte avrebbero, a più riprese, vessato e percosso una giovane donna, all’epoca rispettivamente moglie e nuora dei due accusati. Sul banco degli imputati, circa le ipotesi di maltrattamenti in famiglia e lesioni personali aggravate, erano così finiti padre e figlio, entrambi residenti nell’Alto Mantovano. Segnatamente i fatti loro addebitati risalirebbero alla primavera del 2018 quando una denuncia presentata dalla presunta vittima, costituitasi a processo parte civile con l’avvocato Maurizio Peverada, aveva fatto scattare le indagini del caso da parte dei carabinieri della compagnia di Castiglione delle Stiviere. In particolare, secondo la ricostruzione inquirente i due, entrambi difesi dall’avvocato Gianfredo Giatti, si sarebbero resi responsabili, sempre in ambito domestico, di molteplici condotte violente perpetrate per futili motivi nei confronti della donna.
Botte, insulti e soprusi vari costati alla parte lesa diversi referti in pronti soccorso. In particolare, tra i vari episodi attribuiti al marito ve ne sarebbe stato uno secondo cui l’uomo, afferrata la consorte per il collo, le avrebbe stretto la testa tra la porta di una stanza di casa e lo stipite. Inoltre, in altra circostanza, le avrebbe procurato un aborto sbattendola giù dalle scale mentre lei era incinta. In apertura d’istruttoria, innanzi al giudice Raffaella Bizzarro, erano stati quindi gli stessi imputati a rendere la propria versione dei fatti, ricusando nella circostanza ogni contestazione. A parlare per primo in aula era stato nello specifico il 36enne marito della persona offesa il quale, al contrario, aveva sostenuto come, seppur tra frequenti litigi e insulti reciproci, fosse stato lui, in realtà, ad essere minacciato in più occasioni dalla moglie, anche di morte. Stesso tenore anche per quanto concerne le dichiarazioni fornite dal padre, a sua volta accusato di aver preso a sberle la nuora. Ieri, conclusa la fase dibattimentale, sono così arrivate le richieste di condanna del pubblico ministero e pari a quattro anni di reclusione per il coniuge della parte offesa e due mesi per il proprio genitore. Il prossimo 11 dicembre la sentenza.