Podestà, opera infinita: mancano 10 milioni

MANTOVA Partendo dai lavori iniziati nell’immediato periodo post-sisma del 2012 per mettere in sicurezza l’intera struttura, in parte pericolante, per il Palazzo del Podestà permangono numerose le incertezze sulla capacità di spesa del Comune per dare compimento agli interventi ancora necessari, e soprattutto per capire quale potrà mai essere la sua futura destinazione d’uso.
Un risultato è stato conseguito: la gabbia di tubi innocenti che ha imbrigliato la struttura per dieci anni ora è scomparsa, e le due piazze (Erbe e Broletto) lasciano finalmente libera la visione del palazzo medievale, già sede operativa dei capitani del popolo in periodo comunale.
Ma per portare a termine il lavoro mancano la bellezza di 9,5 milioni. Cifra che andrebbe a completare la sistemazione degli interni secondo le stime del Comune che ha inserito l’intervento nel piano triennale delle opere pubbliche 2024- 2026 allegato al documento unico di programmazione (Dup) appena varato dalla giunta di Mattia Palazzi. Quasi dieci milioni, che in corso d’opera potrebbero ulteriormente salire per questo secondo e ultimo lotto, così come visto nel precedente. Per il Comune non c’è fretta, dato che lo stanziamento potenziale è differito al 2025 con classe di priorità “media”; o meglio, la fretta forse ci sarebbe, ma non ci sono quei soldi, per i quali lo stesso assessore ai lavori pubblici Nicola Martinelli aveva anticipato mesi fa la necessità di accedere a bandi nazionali o europei.
I tempi d’oro in cui il premier Matteo Renzi staccava un assegno sull’unghia da 9 milioni, oggi parrebbero irripetibili. Con quei 9 milioni si doveva portare a compimento il tutto, ma ad oggi sappiamo essere bastati solo per ripristinare la statica dell’edificio e una parte dell’impiantistica. Per rendere funzionali i locali interni servono altrettanti soldi.
E poi per farne cosa? Il sindaco Palazzi, asserisce, qualche idea ce l’ha, ma non la dice. Sulla carta rimane la destinazione d’uso individuata dal sindaco Fiorenza Brioni che cancellò il project financing voluto dalla precedente amministrazione di Gianfranco Burchiellaro per farne la sede comunale di rappresentanza. Ad oggi anche quella ipotesi, che pure virtualmente resiste, non sembra praticabile. Lo stesso Comune di via Roma da anni rientra nel piano delle alienazioni, e di trasferire uffici e aule in un altro dispendioso e poco flessibile palazzo storico, la giunta comunale non pare volerne sentir parlare.