Palazzo Te, nuova vita alla cultura in presenza

MANTOVA – “Venere divina. Armonia sulla terra” atto secondo. Ossia la seconda tappa, da ieri avviata, di un progetto espositivo in tre fasi, che percorre il mito della dea in tre parti, sondando le varie sfaccettature della sua mitica figura, come posto in evidenza durante la presentazione dell’evento dal presidente di Fondazione palazzo Te Enrico Voceri. Da ieri, fino al 5 settembre, è visibile presso la dimora gonzaghesca il capolavoro di Tiziano “Venere che benda Amore” , del quale il direttore della Fondazione Stefano Baia Curioni ha fornito una personale interpretazione, perfettamente adatta all’attualità, trattandosi di un dipinto che trasuda gentilezza, esprime intensità nel rapporto tra i personaggi e la natura. Ecco allora che la figura del cupido bendato diventa quella di un mediatore, venuto a spiegarci come oggi rinascere sia possibile, attraverso una nuova forma di presenza e convivenza. Un altro inizio, ha proseguito la curatrice della mostra Claudia Cieri Via, che sorge anche dall’abilità di Tiziano nel coniugare il mito antico con la sua rielaborazione in periodo cinquecentesco, attraverso le espressioni dei caratteri e l’uso del colore. Grazie agli studi compiuti tramite le immagini diagnostiche, come precisato dalla curatrice Maria Giovanna Sarti, sono adesso possibili inedite decodificazioni dell’opera, dal complesso significato: nell’antichità, infatti, i due cupidi vennero identificati come Eros e Anteros, l’esuberanza e la razionalità. La lettura moraleggiante del Medioevo portò a sottolineare il modo sconsiderato di Eros di fare uso del suo potere di innescare passioni incontrollate negli umani, mentre si tornò all’originale esegesi del dipinto con la riscoperta dei temi classici. Accanto a Venere e ai cupidi si notano due fattezze femminili, che recano arco e frecce. Il rapporto tra i personaggi lascia ancora dei punti interrogativi, anche se buona parte del dialogo nel lavoro del Tiziano maturo è lasciata agli sguardi e alla fusione con il colore e il paesaggio circostante. La presenza del dipinto “Venere che benda Amore a Mantova” segna, inoltre, un altro passo nella collaborazione tra la Fondazione e Galleria Borghese, rappresentata dalla direttrice Francesca Cappelletti.