MANTOVA – Era stata prima negli anni ’80, divenne 16ª negli anni a venire, sino a precipitare nel presente al 47° posto nella classifica nazionale della qualità della vita stilata dal Sole 24 Ore su 107 province. Insomma, malgrado gli sforzi degli amministratori, qualcosa non quadra, e quella che da tempo non si dà più solo come una percezione, ora trova purtroppo sempre più conforto nei numeri, che per la nostra provincia sono davvero impietosi.
Ne approfitta Stefano Rossi, leader dell’opposizione di centrodestra nel capoluogo, per tirare alcune linee di somma. «La baldanzosa sinistra che ci amministra da tanti anni, che con arroganza e presunzione sostiene l’insostenibile, pare non avere nemmeno la forza di replicare. Non siamo più un territorio così vivibile come un tempo».
E senza dubbio l’indagine che analizza 90 indicatori è lì a raccontare come la pandemia da coronavirus ha impattato in modo differente sui territori. Le province lombarde hanno segno negativo, in peggioramento rispetto allo scorso anno, ad eccezione di Sondrio e proprio di Mantova. Mantova perché, come sappiamo, è stata toccata nella prima ondata in modo più lieve rispetto ad altre provincie lombarde. Ma il dato intermedio più sconcertante è l’80ª posizione in “Affari e Lavoro”.
«Ci chiediamo – prosegue Rossi – a che serve essere nelle prime posizioni per sostenibilità, come green, come raccolta differenziata, come piste ciclabili, se poi siamo tra quelle con meno lavoro? Saremo sempre più costretti a girare in bicicletta la domenica per poi fare i pendolari dall’alba del lunedì mattina. Su 107 province, nel settore “Ambiente e servizi”, siamo al 89° posto per fondi europei 2014-2020, per l’ambiente e la prevenzione dei rischi, e addirittura al 99° posto per Fondi europei 2014-2020 per l’Agenda digitale. Nella Giustizia e Sicurezza siamo all’87° posto in Furti in abitazione, 88° posto per Indice di rotazione delle cause e al 92° per omicidi da incidente stradale».
In “demografia e società” la classifica schiaccia i virgiliani al 90° posto per pediatri, ovvero numero di professionisti attivi ogni 1000 abitanti 0-14 anni; 90simi anche per consumo di farmaci per ipertensione; 96mi per tasso di mortalità e 97mi per le cancellazioni anagrafiche. In cultura e tempo libero spicca il 92° posto per numero di ristoranti ogni 1.000 abitanti, inclusa la ristorazione mobile.
«Ma i risultati peggiori – conclude Rossi – li abbiamo raggiunti nella categoria “affari e lavoro”: 89° posto per Cig ordinaria autorizzata, 92° per Imprenditorialità giovanile, 101° per cessazioni di imprese, ed addirittura vice maglia nera, al penultimo posto 106° posto per la banda larga, meglio solamente di Oristano. Questi dati stanno a dimostrare che ancora non abbiamo capito che serve in primis investire sulle infrastrutture, per mettere in condizioni le imprese di insediarsi nel nostro territorio e creare occupazione. Senza lavoro, senza servizi né occupazione non si va lontano. Essere considerati la cenerentola della Lombardia era già uno smacco, ma trovarci per occupazione addirittura dietro a tante provincie del Sud è davvero un segnale inequivocabile di come si sia lavorato male in questi ultimi trent’anni».