Enrico Vanzina: “Nuvolari? Immortale simbolo di libertà”

SABBIONETA Oltre settanta autovetture Alfa Romeo storiche e moderne hanno impreziosito Piazza Ducale a Sabbioneta per il raduno 2024 organizzato da Amams Tazio Nuvolari in collaborazione con Club Alfa Romeo Dolomiti con il patrocinio del Comune.
Evento clou la conferenza del maestro Enrico Vanzina che si è tenuta al Teatro all’Antica.
Passione ed emozione sono stati i due sentimenti protagonisti in Piazza Ducale: moltissimi gli appassionati, proprietari di Alfa Romeo e semplici visitatori, che hanno animato la mattina della città di Vespasiano Gonzaga.
Tra le auto più ammirate la centenaria Alfa Romeo RL del 1924 premiata dalla giuria.
Grande emozione invece per la conferenza “Alfa Romeo: il mito tra velocità e grande schermo” di Enrico Vanzina, ospite d’onore della manifestazione, sommerso dall’affetto dei partecipanti.
Enrico, cos’è rimasto di Tazio Nuvolari nell’immaginario collettivo?
“Sicuramente i giovani lo conoscono poco, mentre per la mia generazione rimane un simbolo di libertà e di sfida dell’impossibile, da affrontare di continuo”.
Hai firmato 60 film, altrettanti con tuo fratello Carlo; quale sarebbe il prossimo che ti piacerebbe girare?
“Il cinema oggi non è più la stessa cosa rispetto al passato: io vorrei farlo come quelli che lo facevano prima di me, e per questo non me lo farebbero fare”.
La commedia all’italiana ha sempre offerto uno spaccato della vita reale mentre ora?
“È il genere del cinema italiano più importante, che ha raccontato meglio di qualunque altro questo Paese, anche se è servito molto tempo per ammetterlo, capirlo, codificarlo. È talmente importante che dovrebbe essere materia di studio negli istituti superiori perché così i ragazzi capirebbero meglio il passato e il loro tempo”.
Qual è stata la formula che ha permesso a tuo padre Steno, a te e a tuo fratello di raccontare questo Paese?
“Forse la leggerezza, da non scambiare con superficialità: la commedia all’italiana altro non è infatti che un contenuto drammatico trattato con delicatezza. Ciò che ho fatto è stato cercare di rendere accessibile quello che gli altri magari vedono poco, offrendo uno spunto di riflessione non invasivo. Se lo racconti solo in modo drammatico, il messaggio rischia di non arrivare mentre la commedia è un genere passe-partout, universale”.
Steno, tuo padre, diceva che “L’Italia di Totò non morirà mai”: è ancora così?
“Non voglio giudicare: penso però che questo Paese, con i suoi difetti, con le sue piccole miserie, possiede una grande umanità che è la sua più grande forza”.