L’irresistibile comicità del Pojana (e dei suoi Fratelli…)

MANTOVA Nel tardo pomeriggio di ieri, sulle tavole del nostro Massimo, dinnanzi ad un teatro non affollato, e’ andato in scena ”Pojana ed i suoi Fratelli”, secondo spettacolo in calendario nella rassegna Entertainment.
Accolto da un pubblico anche proveniente dal limitrofo Veneto, Andrea Pennacchi – resosi comunque comprensibilissimo anche per noi d’oltre Adige e Mincio – ha ancora una volta centrato l’obiettivo di regalarci una buona ora di sana ilarità, frammista agli immancabili spunti riflessivi, punto di forza della sua comicità.
Anticipata da una ironica spiegazione volta a chiarire le prime movenze dello spettacolo, fondata sul trauma della scoperta del “blindato” (il tanko) in un capannone della campagna veneta ed alle considerazioni seguite circa il suo più “opportuno” impiego, la vicenda si è poi dipanata sulla gustosa ricostruzione maccheronica delle origini del popolo veneto, con momenti di sincera ilarità.
Nella corposa terza parte, pur presentandosi con il suo proverbiale cavallo di battaglia del Pojana – il padroncino veneto provinciale, razzista, “tirato”, che impiega con arguzia la propria sottile perfidia per raggiungere i suoi scopi più reconditi – il Pennacchi ha deciso di lasciare il suo personaggio principale sullo sfondo, con il riuscito intento di presentarci un’ampia e variegata galleria di individui (“i Fratelli”, appunto…), anch’essi pregni di ossessioni e pregiudizio, nevrotici al limite della follìa: l’avvelenatore Tonon-Sorson, la maestra Vittorina e, nel culmine della vis comica, Edo “il Security”.
Lo spettacolo corre sempre sul filo di una permanente ironìa sdrammatizzante e poggia la sua riuscita scenica sull’interlocuzione tra l’attore padovano ed i due musicisti in scena, coautori delle musiche, i bravi Gianluca Segato e – con particolare risalto – Giorgio Gobbo, dotato di una ricca musicalità, sia vocale che strumentale.
Ad integrare coerentemente il ritmo narrativo sono risultate assai piacevoli le ballate che, ai più “anziani” presenti in sala, avranno senz’altro ricordato il grande Gaber.
Puntuale e incisivo nelle sottolineature delle fasi sceniche, il light design di Cristian Reale e Giulio Artusi.
Al termine, convinti e lunghi applausi dal pubblico.
Per restare nell’ambito del “Nord-est,” prossimo spettacolo della rassegna di Prosa “La locandiera“, il 26 novembre prossimo.
Luigi Miserocchi