MANTOVA Oltre 240 pagine dedicate alla pittura mantovana. Non solo i grandi nomi come Pisanello e Andrea Mantegna ma soprattutto una serie di artisti, forse meno noti, però dall’indubbio interesse storico-artistico. È il nuovo volume dello storico dell’arte Stefano L’Occaso, “Pittura a Mantova nel Quattrocento” (ed. Il Rio) presentato al Palazzo Ducale. Il lavoro di ricerca, corredato da un notevole apparato iconografico, parte dal Tardogotico e arriva fino al testamento di Mantegna. All’interno gli anni d’oro della città di Mantova quelli in cui ha ospitato geni del calibro di Brunelleschi, Donatello, Leon Battista Alberti e Mantegna. Nel suo taccuino, Luigi Lanzi, in cui racconta il suo viaggio del 1793 dall’area milanese, a quella parmigiana, fino al veronese e al mantovano individua una scuola artistica mantovana che nasce nell’età gotica e raggiunge il suo apice con l’opera di Mantegna e le conseguenti assimilazioni e diffusioni del linguaggio artistico, soprattutto pittorico, da lui creato. Questa è da sempre l’opinione della letteratura artistica prevalente che il volume di L’Occaso riempie invece di una fitta trama di eventi che dimostrano lo scollamento tra la narrazione locale e le pubblicazioni accademiche con uno sbilanciamento tra l’attività svolta dai due grandi, Pisanello e Mantegna, con il contesto generale. Ecco allora che assumono nuovo rilievo le biografie di Gian Andrea di Bellino Bugatti che nel 1469 riceve una lettera di “raccomandazione” da Ludovico II Gonzaga per i Rettori di Vicenza. Oppure quella di Pietro Zucchelli, di origini bergamasche ma tra i primi allievi di Mantegna, forse autore della decorazione del quadrante dell’orologio di piazza delle Erbe nel 1474. Una nuova esplorazione del territorio mantovano e di tutti quegli artisti che hanno contribuito a fare di Mantova una città d’arte conosciuta anche oltre i confini nazionali. (t.pikler)