ALTO MANTOVANO – La fine della maxi pandemia di aviaria che ha colpito in particolare Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna e che ha comportato, nel corso degli ultimi mesi, l’abbattimento di milioni di capi e danni per milioni di euro, potrebbe arrivare all’epilogo nel giro di pochissimo tempo. Tanto che se la situazione rimarrà quella che è attualmente, entro metà mese l’emergenza potrebbe considerarsi conclusa.
L’importante novità emerge della riunione di allineamento convocata ieri da Regione Lombardia, alla presenza (virtuale) di Marco Farioli dell’unità operativa veterinaria, e di Andrea Massari della direzione generale agricoltura. Un’epidemia che, come ha ricordato il presidente di Confagricoltura Lombardia Riccardo Crotti, ha coinvolto in regione mille e 600 aziende e ha visto l’abbattimento di oltre 15 milioni di capi, con problemi legati a spostamenti e accasamenti. «L’Italia – ha detto Crotti – produceva fino a poco tempo fa una percentuale di carni avicole pari al 107% del proprio fabbisogno, ed era dunque paese esportatore. Oggi, dopo l’ultima ondata di aviaria, siamo costretti ad importare, dal momento che sui banchi dei supermercati la carne bianca Made in Italy scarseggia».
Dopo un periodo di ombra però, sembra che stia per tornare il sereno, come ha spiegato Farioli: «L’ultimo caso di aviaria risale allo scorso 7 gennaio, eccezion fatta per una positività riscontrata in un allevamento di uccelli da voliera. Ciò significa che il virus è ancora in circolazione, ma che la situazione si sta normalizzando. Possiamo dunque riprendere l’attività, pur mantenendo altissima la guardia». A Farioli ha fatto eco Vincenzo Traldi dell’Ats Val Padana: «Alla fine della prossima settimana, se tutto rimarrà così come ora, non avremo più zone di protezione, né a Mantova né a Cremona. Da metà febbraio poi rimuoveremo anche le zone di sorveglianza, nelle quali sono vietati gli accasamenti».
La riunione è stata l’occasione anche per tornare a parlare del tema vaccinazione: «Potrebbe darci una grossa mano – ha detto ancora Farioli -, come un ombrello che ripara dalla pioggia. Ricordiamo però che un eventuale vaccino sviluppato adesso non avremmo la certezza che funzioni anche in caso di mutazione del virus. Questa scelta deve essere fatta a livello comunitario, in modo che non vi siano poi problemi con l’export delle carni. Il Mipaaf si sta muovendo, si tratterebbe della prima vaccinazione contro l’alta patogenicità».
Dopo settimane particolarmente difficili insomma si vede la luce in fondo al lungo tunnel dell’aviaria.