ASOLA Prende le mosse in Tribunale a Mantova il processo al proprietario del circo Busnelli Niuman, dove poco meno di due anni fa venne sequestrata l’elefantessa Bambi, oggi 56enne, che secondo l’accusa veniva maltrattata. Venerdì in via Poma si è tenuta l’udienza predibattimentale davanti alla giudice Maria Silvia Siniscalchi, che alla fine ha deciso di rinviare il tutto al prossimo 11 febbraio.
L’altro ieri le due richieste di prendere parte al processo come parti civile da parte di due note associazioni animaliste: Lav (Lega antivivisezione), rappresentata dall’avvocato di Bologna Massimiliano Canè, ed Enpa (Ente nazionale per la protezione degli animali), a sua volta rappresentata dall’avvocato di Roma Claudia Ricci. Accusato dei maltrattamenti, ma per il momento non rinviato a giudizio, appunto il proprietario del circo, ovvero il 60enne Mario D’Amico, barese e difeso dall’avvocato Benedetto Valerio del Foro di Cassino.
Nel corso dell’udienza fissata per l’11 febbraio la giudice Siniscalchi deciderà sull’eventuale rinvio a giudizio del proprietario del circo e sull’eventuale ammissione di Lav ed Enpa come parti civili.
Come noto la vicenda si era verificata a marzo del 2023, quando il circo Busnelli Niuman era arrivato ad Asola. Tra le varie attrazioni era presente pure l’elefantessa Bambi, che però presto finì sotto sequestro da parte dei carabinieri forstali di Mantova. Secondo le relazioni infatti il pachiderma era maltrattato e viveva in spazi e condizioni non idonei. L’animale venne affidato allo stesso proprietario del circo che però – e questa è l’altra accusa – l’avrebbe fatto esibire anche durante una tappa in provincia di Vicenza nonostante fosse appunto stato posto sotto sequestro.
“Questo caso rappresenta l’ennesima triste testimonianza di come la mercificazione degli animali e il loro sfruttamento negli spettacoli abbia effetti gravissimi sulla loro vita – afferma Giulia Giambalvo, area animali esotici della Lav -. È anacronistico, inaccettabile e umiliante che animali, che dovrebbero essere liberi, siano ancora costretti a esibirsi in performance imposte dai loro addestratori”.