ASOLA – Mai una chiamata al 112 o al 118. Mai una parola con i genitori o con qualche conoscente. Solo ora, nell’arco degli ultimi quattro giorni, una 50enne di Asola, in carrozzella e disabile dalla nascita, ha trovato il coraggio e la forza di aprirsi. Di raccontare ai carabinieri la storia dei suoi ultimi quattro anni: quattro anni di insulti, botte e anche di violenze sessuali subite dalla minore, che ora è stata arrestata e da ieri si trova in carcere a Mantova.
Una storia agghiacciante che ha iniziato ad emergere tra mercoledì e giovedì. Ad accorgersi che qualcosa non andava, l’assistente sociale del Comune di Asola che si prende cura della 50enne disabile: l’operatrice infatti, durante le procedure di pulizia e cura, si è accorta di come la sua assistita avesse il corpo coperto di lividi.
Subito i servizi sociali del Comune hanno inoltrato una segnalazione alla Procura, che ha incaricato i carabinieri della stazione di Asola di svolgere le indagini. Dopo un primo sopralluogo eseguito mercoledì insieme al 118 nell’abitazione dove le due sorelle vivono insieme ai genitori, la 50enne è risucita ad aprirsi con gli assistenti sociali e con i carabinieri.
Sono così emerse le sevizie che la sorella, di una decina d’anni più giovane, le avrebbe inflitto nel corso degli ultimi quattro anni: botte, insulti, colpi con un bastone di legno e, in alcuni casi, anche violenze sessuali. Nei confronti di quella donna che, da sempre, è disabile e si trova costretta su una carrozzella.
Stando agli elementi emersi finora, i Cc ritengono che i genitori non si siano mai resi conto di ciò che accadeva in loro assenza: le sevizie infatti sarebbero state perpetrate quando padre e madre non erano in casa. Il motivo? Non è ancora chiaro: forse la 40enne voleva costringere la sorella maggiore a trasferirsi in una struttura assistenziale.
Ora, su mandato del giudice Gilberto Casari e su richiesta della Procura, la 40enne è stata arrestata. La vittima di abusi invece è stata trasferita in una struttura protetta.
