CHIAVARI (GE) Lo chiamavano “pendolino” ed è un soprannome cui è affezionato perchè gli ricorda proprio il periodo mantovano. «Dopo – dice – il mio ruolo è cambiato, e da terzino sono diventato una specie di Gattuso». Quattro stagioni e mezzo, 110 presenze e un posto che gli spetta di diritto nella storia del Mantova, visto che è stato tra gli artefici della doppia promozione consecutiva dalla C2 alla B. Parliamo di Gennaro Volpe, napoletano di Pozzuoli, portato in biancorosso da Boninsegna nel gennaio 2002. Dopo il Mantova, si è costruito una discreta carriera prima al Cittadella e poi all’Entella, società dov’è rimasto dopo aver appeso le scarpe al chiodo e dove tuttora ricopre il ruolo di allenatore dell’Under 17. Nel frattempo, ha acquisito pure il patentino di direttore sportivo. Ha compiuto da poco 39 anni e vive a Chiavari, con la moglie Alessandra e il figlio Marco, 10 anni, già entrato a far parte del vivaio dell’Entella.
Nonostante sia passato del tempo, l’ottimo Gennaro mantiene un ricordo vivo e pulsante degli anni mantovani: «Complice lo stop all’attività – racconta – ci stiamo tutti tuffando nel passato. Mi hanno mandato i video delle promozioni del Mantova, che anni meravigliosi! Dico sempre che è stata l’esperienza più importante della mia carriera, perchè è a Mantova che sono cresciuto umanamente e professionalmente. Abbiamo vinto tanto e con noi ha vinto anche la città». Già, ma qual è stato il successo più bello? «Vado controcorrente e dico la promozione in C1, quella ottenuta sul pullman verso Biella. È stata la prima, quella che non si scorda mai. Tutta quell’annata fu incredibile: sembrava avesse preso una brutta piega e invece da un certo punto in poi decollammo, fino alla grande gioia finale. Io, comunque, a Mantova mi sono inserito subito benissimo: nelle prime partite sono perfino riuscito a segnare due gol consecutivi (con Poggese e Gubbio), roba che non mi è più capitata in seguito».
L’unica stagione al di sotto delle sue stesse attese è stata l’ultima, in Serie B: «Giocai poco – racconta – e un po’ mi dispiace perchè avrei voluto gustarmi di più quel che mi ero guadagnato negli anni precedenti. Da giocatore dico che fu una delusione. Ma se parlo con l’esperienza dell’allenatore, dico che il Mantova quell’anno poteva contare su tanti giocatori più esperti e navigati di me. E che quella stagione, in fondo, mi ha fortificato». Fatto sta che due anni fa Volpe, alla guida dell’Entella, si è “vendicato” con Di Carlo, allora tecnico del Novara, battendolo e facendolo retrocedere in Serie C. «No, nessuna vendetta – sorride – , il calcio è così».
Meglio tornare col pensiero agli anni belli in riva al Mincio, «magari un giorno tornerò nelle vesti di allenatore o ds», butta lì. E se gli chiediamo un’ultima definizione di quel periodo, il “pendolino” si fa poeta: «Certi momenti non hanno voce. Solo battiti».