CITTADELLA (Pd) Nel Cittadella che domenica sfiderà il Mantova al Martelli c’è un ex che la piazza virgiliana la conosce molto bene. Non sarà in campo, bensì in panchina. È Nicola Donazzan, da quattro anni nello staff di mister Gorini nel ruolo di collaboratore tecnico. Donazzan ha militato nel Mantova in due periodi diversi: dal 2004 al 2007, giovanissimo in prestito dall’Inter, prima in C1 e poi in B; e nella stagione 2013-14, quando l’Acm conquistò l’accesso alla C unica.
Nicola, bentornato al Martelli…
«Non vedo l’ora. Pensate che quando il Mantova è stato promosso, la prima cosa che ho pensato è stata proprio questa: si torna al Martelli!».
Si capisce che Mantova ti è rimasta nel cuore…
«Gli anni più belli li ho vissuti lì. Ho allacciato amicizie che durano tuttora. Con qualcuno mi rivedrò domenica».
Intanto c’è una partita da giocare. Cosa ti aspetti?
«Un match difficile per noi. Possanzini ha dato un’identità di gioco al Mantova davvero impressionante. Quando hanno la palla tra i piedi bisogna stare molto attenti».
Oltre al gioco, quali meriti riconosci ai biancorossi?
«La forza del collettivo. D’accordo: il Mantova dispone di giocatori di qualità, ma quel che fa la differenza è come seguono l’allenatore. Hanno sposato in pieno le sue idee e in campo si vede».
Però c’è qualche giocatore in particolare che temete?
«Il lavoro di Mensah è molto importante per la squadra. Crea spazi, può davvero mettere in crisi le difese».
Il Cittadella come si presenta a questa partita?
«Il nostro è un gioco aggressivo. Anche noi facciamo del collettivo la nostra forza. Abbiamo iniziato bene il campionato: siamo una realtà piccola, una società virtuosa che non fa mai il passo più lungo della gamba. Crediamo in determinati valori. E conosciamo bene la B».
La B, appunto. Come la descriveresti a chi, come l’Acm, non la frequenta da un po’?
«È sempre stato un campionato particolare, di alti e bassi. L’ideale sarebbe raggiungere un minimo di continuità nei risultati: un pareggio in B non va mai denigrato».
Voi l’anno scorso siete arrivati a perdere ben 8 partite di fila…
«Eppure non abbiamo cambiato allenatore. E ci siamo ripresi. Questo è un altro insegnamento: non lasciarsi andare allo sconforto quando le cose non girano».
Torniamo al tuo rapporto col Mantova. Quale dei due periodi vissuti in viale Te ricordi più volentieri?
«Il primo. Il Mantova mi ha dato la possibilità di esordire nel calcio professionistico, e poi in Serie B. Purtroppo a Mantova ho anche subìto il primo grave infortunio della carriera (rottura del crociato, ndr). Però i ricordi positivi superano abbondantemente quelli negativi».
Quando ripensi a quegli anni cosa o chi ti viene in mente per primo?
«Fabrizio Lori. Una persona di cuore che in quegli anni ci ha dato veramente tanto. Era con noi tutti i giorni, la sua presenza ci caricava. E poi Magalini, che devo ringraziare perchè ha creduto in me».
Se dovessi scegliere una partita?
«La finale di andata col Torino. In un Martelli da brividi».
Forse non sarà come quella sera, ma anche domenica si preannuncia bello caldo…
«So bene quanto la curva Te sia in grado di spingere la squadra. Per noi sarà un ostacolo in più. Ma per me sarà comunque splendido rivivere certe emozioni».