MANTOVA Sei stagioni da calciatore, con oltre 200 partite tra Serie A e B e più di 60 gol. E poi gli esordi da allenatore nelle giovanili, il distacco per seguire De Zerbi, il ritorno come tecnico della Primavera e la promozione sulla panchina della prima squadra, dove però è rimasto per solo due partite. No, quella col Brescia non potrà mai essere una partita normale per Davide Possanzini. Ed è lui per primo ad ammetterlo: «A livello emotivo non può essere una gara come le altre – afferma il tecnico del Mantova, parlando del derby di domani (ore 15) al Rigamonti – . Brescia è stato il capitolo più importante della mia carriera, lì ho tanti amici, ho sviluppato un rapporto speciale con la tifoseria. Insomma, trovarmi in quello stadio farà un po’ effetto, ma è questo che ci impone la nostra professione. Nei 90 minuti della partita è nostro dovere dimenticare tutto. Poi alla fine avremo modo di liberare le emozioni».
Il Brescia potrà contare sulla spinta dello stadio Rigamonti: «La conosco bene – annuisce Possanzini – . Già si sentiva forte ai miei tempi, quando la curva non era ancora attaccata alla porta com’è adesso. Dobbiamo essere bravi e lucidi anche nel gestire quei momenti in cui il Brescia spingerà di più. Mi aspetto una squadra galvanizzata, come del resto saranno i miei ragazzi. Veniamo entrambi da una vittoria».
A proposito del successo sul Sudtirol. La critica è stata unanime nel considerare un toccasana la sosta, che ha permesso al Mantova di riordinare le idee. L’auspicio è che non resti un episodio isolato. «Questa settimana – segnala Possanzini – i ragazzi hanno lavorato con ancora più fiducia, entusiasmo e grinta. La vittoria col Sudtirol ci ha tolto un peso, perchè ultimamente erano i risultati a mancarci. Spero che ci abbia sbloccati, che ci abbia dato maggiore serenità. A Brescia ci giochiamo tanto. Non tutto, ma tanto».
Contro il Sudtirol si sono viste tante cose apprezzabili. Tra tutte, il tecnico biancorosso ne vorrebbe rivedere una a Brescia: «La tranquillità nel giocare la palla. In questa fase del campionato è facile che scotti, una volta tra i piedi. Certo, col Sudtiurol siamo stati anche aiutati dall’atmosfera che c’era allo stadio. Ovviamente ho visto anche cose che non mi sono piaciute. Per esempio, dobbiamo migliorare in fase di possesso. Ma quella che mi preme di più è chiudere le partite quando ne hai la possibilità. Col Sudtirol non l’abbiamo fatto, nonostante la sensazione che la stessimo gestendo bene. Purtroppo in questa categoria due gol di vantaggio non bastano per sentirsi tranquilli».
Possanzini viene sollecitato sulle tante ammonizioni per proteste che sta subendo Burrai: «È vero, certe volte dovrebbe star zitto – risponde il mister – . Però è pur sempre il capitano ed un giocatore di esperienza, e quando parla è per segnalare qualche anomalia. Per esempio ci capita spesso di uscire dal campo con più ammoniti rispetto agli avversari, pur subendo molti più falli. È frustrante». La curiosità serpeggia e al mister viene chiesto se sia disposto a farsi un altro tatuaggio in caso di salvezza, come lo scorso anno per la promozione: «Datemi tempo di pensarci – sorride – . Sono troppo concentrato sul presente». Un presente che per il Mantova significa derby, dal valore altissimo. «Abbiamo deciso di andare in ritiro per stare insieme – conclude il mister – . È una decisione che avevamo già preso prima del Sudtirol. Non può che farci bene prima di una partita così importante. Noi ci arriviamo nella condizione migliore, anzi spero che i miei calciatori cavalchino questo entusiasmo. In ogni caso, guai a fare tabelle o guardare le avversarie: tutto dipende da noi».