SAN GIORGIO Incalzato dalle domande del giudice per le indagini preliminari Chiara Comunale, ha rinunciato alla facoltà di non rispondere asserendo di essersi solo difeso dopo che una ventina di ragazzini lo avevano dapprima accerchiato e quindi assalito a suon di calci, pugni e sputi in faccia. Questa in sostanza la versione resa ieri, durante l’interrogatorio di convalida dell’arresto, dal 25enne marocchino finito in manette per l’aggressione all’arma bianca da lui perpetrata, martedì sera in un parco pubblico di Tripoli, ai danni di due giovanissimi, di 16 e 18 anni. Una ricostruzione la sua, atta in sostanza a smarcarsi da quanto ipotizzato dagli inquirenti nell’immediatezza del fatto di sangue. Stando infatti a quanto dichiarato al gip dal giovane magrebino, accusato di tentato omicidio, la sua sarebbe stata solo una mera reazione per difendersi «da quel gruppetto di adolescenti che non lo volevano intorno a loro e con cui, per questo motivo, già in altre circostanze, aveva avuto da ridire circa questioni di prese in giro e discriminazioni». Per quanto concerne invece il coltello utilizzato per attingere le due giovani vittime (una colpita all’avambraccio e l’altra al volto) questo sarebbe stato da lui reperito «all’interno di un bar nelle vicinanze e in cui lo stesso aveva cercato riparo una volta riuscito a fuggire ai suoi aggressori». Smentita quindi, ma sempre stando alle parole fornite dal 25enne, anch’egli residente in paese, la versione che lo avrebbe visto correre a casa salvo poi far ritorno ai giardini pubblici, poco dopo, brandendo però l’arma. Giustificazioni le sue non sufficienti però per evitargli, all’esito dell’udienza di convalida, l’applicazione della custodia cautelare in carcere, in cui si trova ristretto dal già all’atto dell’arresto, disposta dal giudice nei suoi confronti.