CREMONA Un mito paradigmatico dell’esistenza umana, antico e contemporaneo allo stesso tempo, un balletto narrativo con un forte accento sulla drammaturgia: questo è Don Juan di Johan Inger, nella produzione della Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto che sarà in scena al Teatro Ponchielli di Cremona il venerdì 17 dicembre alle ore 20.
La coreografia nasce dal desiderio di Inger di confrontarsi con Don Giovanni, mito paradigmatico antico e ancora contemporaneo. La commedia originale di Tirso de Molina, Molière, Bertold Brecht e l’opera teatrale di Suzanne Lilar sono solo alcune delle fonti d’ispirazione: Inger e il drammaturgo Gregor Acuña-Pohl hanno potuto consultare venticinque diversi testi ispirati al personaggio.
Nella coreografia troviamo tutti i personaggi della storia, da Donna Elvira a Donna Anna a Zerlina e Masetto. Il Don Juan può essere considerato un Kammerspiel, con sua capacità di sottolineare sfumature ed emozioni: e nel caso di questa creazione la danza diviene lente d’ingrandimento dei singoli caratteri, e svela in modo sottile ma evidente il mondo interiore degli uomini e delle donne in scena.
Ancor più importante è la connessione con la contemporaneità, disegnando un mondo abitato da un personaggio che attraversa il percorso della propria solitudine senza sfuggire a quella superficialità che sembra proprio caratterizzare i nostri giorni. E sullo sfondo si illuminano temi rilevanti, tra i quali certamente la complessità del dialogo tra generi.
Inger interpreta in modo originale soprattutto Leporello e il Commendatore. Leporello non è più il servitore di Don Giovanni, ma rappresenta l’altro aspetto della sua persona mettendo in scena la dicotomia libertà / senso di colpa, esaltata dal disegno luci di Fabiana Piccioli: qui l’spirazione, per citarne alcuni, viene da Dorian Gray di Wilde e Fight Club di Palahniuk. Attraverso una lettura innovativa psicoanalitica e freudiana, viene riscritta la relazione–nei nostri tempi difficilmente inquadrabile-di Don Giovanni con la figura del Commendatore; quest’ultimo è sostituito dall’introduzione di una “Madre”. E Don Giovanni diviene un essere umano che probabilmente ha subìto il grande trauma dell’abbandono materno. Ed è quella la figura che incombe sul protagonista. In ogni incontro con l’altro il serial lover cerca la madre e per questo non può impegnarsi in nessuna relazione o situazione. Sulla partitura originale di Marc Álvarez, creata per l’occasione e di potenziale esecuzione dal vivo con orchestra, i 16 danzatori di Aterballetto raccontano il Don Juan in un atto unico, immersi in uno spazio scenico, curato da Curt Allen Wilmer, senza connotazioni definite dal punto di vista geografico o storico: un labirinto di strutture mosse a vista dai danzatori. Diversamente dai costumi che sono molto connotati, grazie all’invenzione visiva di Bregje van Balen.