MARCARIA – La repentina avanzata della peste suina africana, che dai territori lodigiani sta invadendo quelli cremonesi, preoccupa sempre di più le grandi e piccole aziende specializzate nella macellazione, lavorazione e sezionamento di carni suine.
Tra queste, vi si trovano anche importanti realtà mantovane, che seppur non rientranti nelle zone di allarme, sono state costrette a ridurre la propria produzione, poiché molti dei fornitori di carne con cui da anni collaborano hanno riscontrato o stanno riscontrando casi di infezione all’interno degli allevamenti.
A dare testimonianza di tale situazione è uno dei macelli, tra i più importanti del Mantovano, i cui prodotti sono riconosciuti a livello internazionale: la Mec Carni di Marcaria, appartenente al gruppo Levoni.
«Parliamo di una situazione in costante evoluzione – fanno sapere i responsabili della Mec Carni di Marcaria- sebbene l’area mantovana non rientri nelle zone di regime sanitario, collaborando con diversi fornitori del cremonese che rientrano in queste aree e avendo deciso di mantenere comunque il rapporto con questi allevamenti, abbiamo optato per la riduzione della produzione. Quindi sì, anche noi stiamo vivendo le conseguenze di uno scenario più ampio. Da circa 200 fornitori storici, al momento ne abbiamo persi 40 e le ore di lavoro, da 40 sono diventate 38, ma tale dato è sempre in continua evoluzione. Inutile dire che la situazione ci preoccupa particolarmente – concludono i responsabili della Mec Carni – L’avanzata della peste suina africana si è diffusa partendo dalla Liguria e giungendo fino al Lodigiano e Cremonese; il nostro timore è che possa andare a toccare a breve, anche gli allevamenti del Mantovano e le zone limitrofe, pertanto cerchiamo di stare sull’attenti e di monitorare l’andamento delle infezioni e capire come muoversi nel caso in cui dovesse arrivare anche qui e quindi coinvolgere gli allevamenti».