MANTOVA Stando al doppio capo d’accusa ascrittogli avrebbe dapprima molestato in modo reiterato una collega e quindi, a stretto giro, aggredito e ferito il proprio datore di lavoro. A processo, circa le ipotesi di reato di violenza sessuale e lesioni personali aggravate, era così finito, quattro anni fa, S.A., un quarantenne cittadino pakistano all’epoca dipendente di un ristorante kebab a Porto Mantovano.
I fatti a lui addebitati risalivano nello specifico all’ottobre del 2016 quando l’uomo, in quel periodo assunto alle dipendenze di un suo connazionale, nonché da questi pure ospitato in casa propria, si sarebbe reso responsabile di plurimi episodi criminosi. In particolare, stando a quanto addotto al giudizio, invaghitosi di una giovane marocchina, cassiera dello stesso negozio etnico in cui lavorava, avrebbe preso a un certo punto ad importunarla a vario titolo. Prima tramite apprezzamenti divenuti sempre più espliciti e in seguito tramite veri e propri atti fisici coercitivi, quali palpeggiamenti in varie parti del corpo. In un’occasione inoltre, come ricostruito ieri mattina innanzi al collegio dei giudici da una delle due persone offese, aspettandola fuori dal bagno del locale e quindi, afferrata con violenza per i polsi, intimandole di pronunciare la seguente frase: “Dimmi che mi ami”.
Per quanto concerne invece la seconda contestazione questa sarebbe stata perpetrata dall’imputato ai danni del proprio titolare colpito e sfregiato, nella circostanza, alla guancia sinistra con un corpo contundente oltreché preso a calci e pugni. Prossima udienza a fine giugno.