Scriviamo quanto “si dice” trapeli dai confini ucraini e crei in quel popolo stati d’animo di reale depressione, crescente apprensione popolare, perché “si dice” che a dismisura aumentino le sofferenze di chi ha perso tutto a cominciare dalla vita dei propri cari, le morti dei militari, ma in particolare di anziani, donne e bambini, e le continue distruzioni con l’affievolirsi della speranza di una pace vera. Li riportiamo perché i “si dice” li riteniamo verosimili, per convincersene basta fare un passo indietro nei nostri ricordi patri e trovarci di fronte ad un parallelo fra l’Ucraina di oggi e la conclusione del nostro terzo anno di guerra mondiale. Quindi un’Ucraina al limite della sopportazione quella che a febbraio vedrà il compiersi del terzo anno di guerra. L’avanzata russa lungo i mille chilometri di fronte, l’impasse militare dell’esercito di Kiev la cui reazione alla forza armata russa è sempre più difficoltosa per mancanza di uomini di rincalzo e la scarsità di armi e munizioni. I bombardamenti incessanti su tutto il Paese, i lutti che colpiscono una famiglia su due, il dramma di migliaia di feriti in trincea, la mobilitazione sempre più difficile fanno sentire i suoi effetti sull’animo della nazione. E la spingono verso la possibilità di concessioni territoriali in cambio della pace. Una vera pace? Ma più verosimile l’arrivo ad un compromesso che faccia uscire la nazione a testa alta. Complice anche il clima internazionale e in mezzo a “voci” di trattative che arrivano dall’esterno e che sono entrate anche nei discorsi pubblici dell’Ucraina, compresi quelli di Volodymyr Zelensky. Il presidente ucraino può aver valutato i risultati demoscopici del Kiis, Istituto internazionale di sociologia di Kiev, il 45% degli ucraini ritiene la “pace più vicina” con Donald Trump. Il nuovo presidente Usa, afferma adesso Zelensky in una intervista Tv, “può aiutarci a fermare Putin, è molto forte e imprevedibile – e conclude – la fase calda della guerra può finire abbastanza rapidamente se Trump è determinato nella sua posizione”. Non sarà che l’Occidente, scorrendo la storia dell’Europa degli ultimi due secoli, abbia appreso che la Russia è riuscita sempre a vincere le guerre. Di perdere la guerra contro la Russia è accaduto a Napoleone ormai al centro di Mosca , “l’invincibile”, umiliato, più tardi nella Seconda guerra mondiale a soccombere è toccato al patto italo – tedesco, siglato da Mussolini e Hitler i cui eserciti furono “annientati” alle porte di Mosca. E gli occidentali di ciò che abbiano pensato di farsene una ragione? Russia che ha invaso l’Ucraina aiutata a resistere dall’Europa Occidentale e dall’America, può oggi dettare come si
Cessino le ostilità? In questi giorni Zelensky ha calato su Putin una nuova, pesante sanzione: “la fine dell’accordo sul transito del gas russo attraverso l’Ucraina”. Purtroppo come tutte le altre sanzioni anche questa non manca di colpire anche gli europei. La fine dell’accordo sul transito del gas verso l’Occidente ha scatenato un’ondata di panico in Europa con effetti immediati sul mercato in quanto le temperature sono più rigide della media e si è interrotta l’operatività di un impianto Gnl in Norvegia. La riunione straordinaria del Gruppo UE di coordinamento sul gas, tenutasi a Bruxelles giovedì 2 gennaio, ha fornito rassicurazioni sulla capacità dell’Europa di garantire rotte alternative di fornitura. La risposta di Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energie, è stata di un ottimismo ingiustificato da parte dell’Europa, dato che dovremo prendere il gas dagli Usa, prodotto col fracking a 13 mila chilometri di distanza, con un costo ambientale e logistico assurdo. Sempre Tabarelli giudica che la chiusura del passaggio del gas per l’Europa attraverso l’Ucraina farà aumentare la bolletta energetica degli italiani di 250 – 300 euro annui per una famiglia media, aggiungendo che per le imprese l’impatto sarà ancora più pesante.
GASTONE SAVIO