MANTOVA – «Sono stato contattato, come lo sono stati anche Giorgio Gori ed Emilio Del Bono, e in seguito all’articolo della Voce di Mantova ho ricevuto anche degli incoraggiamenti. Diversi mi hanno detto “dài, dài”, ma non esiste la mia candidatura a governatore della Regione». Dunque, il sindaco Mattia Palazzi ha detto di no alla profferta che lo avrebbe potuto lanciare nell’empireo del Pirellone. Parole che sembrerebbero definitive, salvo che le condizioni mutino e che i vertici regionali del Pd stabiliscano una strategia che lo richiami al “sacrificio”.
La corsa del centrosinistra al 90 percentuale dovrebbe trovare come concorrente di centrodestra non più Attilio Fontana, ma l’ex viceministro Massimo Garavaglia. La “rosa” ipotizzata in casa dem con i sindaci di Mantova, Bergamo (non Varese, come scritto erroneamente nell’edizione di ieri per un lapsus calami) e Brescia parrebbe insomma avere già perso uno dei tre petali della terna, laddove il “niet” di Palazzi non dovesse trovare argomenti di ripensamento. Ma il percorso da qui al 2023 è ancora lungo. Peraltro non esisterebbero nemmeno fattori ostativi alla sua candidatura, qualora Palazzi volesse mantenere la poltrona di sindaco. Infatti, l’incompatibilità lascia al candidato 90 giorni di tempo dopo il voto per potere decidere se accettare il posto in Regione o rimanere a svolgere il ruolo di primo cittadino sino alla fine naturale del proprio mandato.