MANTOVA La Peste Suina Africana (PSA) è una malattia virale dei suini e cinghiali selvatici che causa un’elevata mortalità in queste popolazioni. Il virus che la provoca è innocuo per l’uomo, ma la sua diffusione può generare situazioni di estrema gravità su altri piani – sebbene non attinenti alla salute umana – di interesse collettivo: le aree interessate da focolai possono subire notevoli danni in termini economici a causa dell’elevatissima mortalità dei suini negli allevamenti contagiati, delle conseguenti restrizioni alla movimentazione e commercializzazione di maiali e loro prodotti, nonché del costo delle misure di controllo e di biosicurezza. Al momento, non esistono vaccini, quindi è importante un’adeguata ed efficace attività di monitoraggio e prevenzione.
“Un’epidemia di PSA – dichiara Maurilio Giorgi, Direttore del Dipartimento Veterinario e Sicurezza Alimenti di Origine Animale di ATS Val Padana – può avere effetti così devastanti che la prevenzione, l’individuazione e la segnalazione risultano fondamentali per arginare questa malattia, mortale per i suini, oltre che rovinosa per il comparto agroalimentare legato all’intera filiera suinicola. Oltre all’azione intersettoriale di controllo e monitoraggio di tutti i comparti coinvolti, primo fra tutti quello veterinario, un ruolo fondamentale per la tutela del settore lo riveste la comunicazione, che deve raggiungere non solo allevatori e operatori di settore, ma anche la cittadinanza e le istituzioni, a partire dai Comuni e dalle Forze dell’Ordine, per condividere possibili azioni e divulgare le corrette informazioni. La PSA non è un problema di un singolo ambito specifico, ma del sistema Paese e quindi di tutti i cittadini.”
“Al riguardo – conclude Giorgi – in considerazione del ruolo che il cinghiale selvatico può avere nella diffusione della malattia e della necessità di intercettare tempestivamente eventuali soggetti malati o deceduti per PSA (gli esperti parlano di “diagnosi precoce”), si ricorda che qualsiasi cittadino, in particolare cacciatori ed escursionisti, può segnalare agli organi preposti – Polizia Provinciale o Dipartimento Veterinario dell’ATS – la presenza di cinghiali morti o moribondi per cause ignote o per incidente stradale, al fine di consentire il recupero dell’animale e/o la raccolta degli opportuni campioni per gli accertamenti diagnostici in condizioni di biosicurezza.”
Venendo alle casistiche confermate sul territorio regionale e nazionale, il primo e il secondo caso di PSA in Lombardia sono stati rilevati in carcasse di cinghiali a giugno, ma la malattia è presente nelle regioni Piemonte e Liguria da gennaio 2022, nel Lazio da maggio 2022, in Calabria e Campania da maggio 2023.
Nel territorio di competenza di ATS della Val Padana, l’attività di controllo per la prevenzione e il monitoraggio ai fini della lotta alla malattia si esplica mediante attività coordinate a livello territoriale che prevedono una serie di azioni – operativamente a carico della Polizia provinciale e dei cacciatori – che riguardano innanzitutto la popolazione di cinghiali selvatici, consistenti nel prelievo di campioni consegnati alle sedi di Mantova o Cremona dell’Istituto Zooprofilattico, di materiale biologico da carcasse di animali morti per cause naturali, incidente o attività venatoria. A queste si aggiungono le attività proprie del Dipartimento Veterinario dell’ATS della Val Padana, quali la verifica dell’applicazione di adeguate misure di biosicurezza negli allevamenti di suini e i campionamenti sierologici di suini morti per la diagnosi di PSA.
Nello specifico, in ottemperanza a quanto previsto dal Piano Regionale di monitoraggio e controllo sanitario della fauna selvatica – è attiva una sorveglianza sanitaria sulla popolazione di cinghiali grazie all’azione di una rete costituita da diversi attori e che, a livello locale, comprende il Dipartimento Veterinario, l’Istituto Zooprofilattico, le Amministrazioni provinciali, gli Ambiti territoriali di caccia (ATC), gli Enti gestori aree protette e le associazioni venatorie, le Organizzazioni professionali degli agricoltori e i Carabinieri forestali.
In questo contesto, nel 2022 i cinghiali morti consegnati dalla Polizia Provinciale alle sedi di Cremona e Mantova dell’Istituto Zooprofilattico sono stati 14 (4 a Mantova e 10 a Cremona), mentre nell’anno in corso, ad oggi ne sono stati contati 8 (3 a Mantova e 5 a Cremona) a cui si sono aggiunti altri 170 (92 nel 2022 e 78 nel 2023) derivanti dall’attività venatoria, per un totale di 192 capi.
Per quanto riguarda invece l’attività veterinaria negli allevamenti e improntata principalmente alla verifica del possesso dei requisiti di biosicurezza, nel corso del 2022 sono stati controllati 374 allevamenti suini (171 in provincia di Cremona e 203 in provincia di Mantova) e nel 2023 – alla data attuale – risultano verificati 169 allevamenti (92 in provincia di Cremona e 77 in provincia di Mantova), ovvero il 67% circa degli 813 allevamenti suinicoli commerciali esistenti.
Sono stati inoltre eseguiti accertamenti diagnostici per la PSA su suini deceduti in 60 allevamenti (24 in provincia di Cremona e 33 in provincia di Mantova), per un totale di 156 campioni (55 nel cremonese e 101 nel mantovano); tutti gli accertamenti eseguiti hanno dato esito favorevole, senza cioè aver riscontrato la presenza del virus.
Infine, nel corso del 2023, in collaborazione con le Organizzazioni professionali degli allevatori delle province di Cremona e Mantova, sono stati promossi diversi incontri informativi sulla tematica, che hanno visto la partecipazione di oltre 400 operatori territoriali.