MANTOVA Era stata avanzata lo scorso anno dall’associazione che raggruppa tutti i Comuni d’Italia (Anci), e adesso pare che quella stessa proposta sia concreta e già sul tavolo del ministro delle riforme istituzionali Roberto Calderoli. A farla diventare disegno di legge è il deputato di Forza Italia bresciano Adriano Paroli. Qualora l’esecutivo desse corpo a queste novità, per Mantova si profilerebbe un deciso sconquasso delle prospettive politiche nei maggiori enti locali.
Senza girarci troppo attorno, intanto verrebbe data al sindaco del capoluogo Mattia Palazzi la possibilità di correre per un terzo mandato (opportunità sinora negata a tutti i primi cittadini dall’avvento della riforma degli enti locali del 1992). E come a lui, anche a tutti gli altri primi cittadini. In seconda istanza, anche le Province, da anni depotenziate a enti intermedi e svuotate di deleghe e fondi, tornerebbero a gestire i territori, ma passando per il voto popolare, come era prima della riforma Delrio. Dunque, ance la sedia di Carlo Bottani, fascia azzurra di Palazzo di Bagno, verrebbe rimessa in gioco.
L’elezione diretta del presidente provinciale comporterà anche il ritorno degli assessorati, e non più dei consiglieri delegati come oggi, con l’elezione a suffragio diretto del consiglio.
Sulla proposta del centrodestra firmata da Paroli sta lavorando già l’esecutivo centrale, e i rumors dànno per non infondata ipotesi che si possa andare a votare col nuovo sistema in un election day già l’anno prossimo in concomitanza con le europee. Ciò farebbe sì che tutte le Province possono essere resettate per procedere con questo sistema che pone una pietra tombale definitiva sulla tanto censurata riforma Delrio.
Il numero dei consiglieri provinciali sarà variabile in relazione al numero degli abitanti delle varie province, a seconda che varino in più o in meno di 500mila abitanti.
L’altro tema della proposta di legge vale invece per i sindaci contemplando, come detto, la possibilità di un 3° mandato. Proposta che rimetterebbe in gioco anche Palazzi, già eletto nel 2015 e nel 2020.
Anche per i Comuni si profilano novità legislative sostanziali, dal momento che l’idea su cui si lavora a Roma è di abolire il secondo turno di ballottaggio, laddove già in prima battuta un candidato superi il 40% delle preferenze. Si apre dunque la prospettiva di vittoria a turno unico in cui si superi la quota delle preferenze che sancisce la “maggioranza relativa” (e non la “maggioranza assoluta” del 50,1%, secondo le normative attuali), come del resto avviene già oggi per la designazione dei presidenti di Regione.