MANTOVA La seconda importante recente acquisizione alla raccolta rinascimentale proviene da un’asta: il 23 maggio 2024 partecipando a un’asta di Christie’s a New York, Palazzo Ducale è riuscito ad aggiudicarsi un dipinto di Girolamo Bonsignori: un’Adorazione dei pastori, opera di raffinata e complessa costruzione.
L’artista ha dipinto un corpus di opere assai limitato, ma di indubbia rilevanza, che rende l’acquisto particolarmente importante. L’opera, databile forse al 1526-1529, è stata in passato attribuita a Lorenzo Lotto ma è da vari decenni correttamente ricondotta a Girolamo Bonsignori.
Fra Girolamo Bonsignori fu fratello del più noto pittore Francesco Bonsignori ed è forse indicato in un estimo veronese del 1492 col nome di battesimo di Matteo, dell’età di 20 anni. Sembrerebbe quindi che all’epoca non avesse ancora preso i voti nell’ordine domenicano, diventando solo in seguito “fra Girolamo”, e che fosse nato nel 1472 circa. La data di morte è solitamente fissata al 1529.
Giorgio Vasari, nell’edizione Giuntina delle Vite (1568), spende qualche buona parola sul domenicano fra Girolamo, uomo «non pur di santa e buona vita, ma anco ragionevole dipintore, come si vede nel convento di San Domenico in Mantoa, dove, oltre all’altre cose, fece nel refettorio un bellissimo Cenacolo e la passione del Signore, che per la morte sua rimase imperfetta. Dipinse il medesimo quel bellissimo Cenacolo che è nel rifettorio de’ monaci di San Benedetto, nella ricchissima badia che hanno in sul mantoano». In un secondo passo, contenuto nella vita dedicata a Garofalo e Girolamo da Carpi, Vasari elenca poi alcune opere conservate a San Benedetto Po, notando che «nel medesimo luogo è di mano d’un frate Girolamo, converso di S. Domenico, nel refetorio in testa, come altrove s’è ragionato, in un quadro a olio ritratto il bellissimo cenacolo che fece in Milano a Santa Maria delle Grazie Lionardo da Vinci, ritratto dico tanto bene, che io ne stupii».
Il catalogo dell’artista presenta un numero ridotto di opere, a partire naturalmente dal Cenacolo oggi a Badia Polesine e originariamente nel refettorio di San Benedetto in Polirone; qui sono di sua mano gli affreschi, già attribuiti al Correggio, che incorniciavano il Cenacolo, mentre nella chiesa abbaziale si conserva un’Allegoria della Fede riferita allo stesso artista. Fra Girolamo lavorò sicuramente anche a Verona, città nella quale, nel Museo di Castelvecchio, si conservano due ante d’organo di sua mano, raffiguranti l’Annunciazione, ma provenienti da San Pietro Martire a Murano. Un piccolo Cristo Portacroce su tavola di fra Girolamo è nel Museo di Olomouc, Castello di Šternberk. Altre opere sono state riferite al suo catalogo: si tratta di dipinti di formato medio/piccolo, la cui attribuzione è più o meno condivisibile. Si tratta quindi di un artista raro, con un numero di opere molto ristretto.
Il dipinto acquistato da Palazzo Ducale è giudicato un apice nella produzione di Girolamo Bonsignori; secondo Gianni Romano (1998), ne è addirittura il capolavoro; a giudizio del compianto Renato Berzaghi (2010), il dipinto offre una summa della poetica dell’artista. L’articolata scena mostra forme molto caratterizzate e dettagli iconografici curiosi: la pavimentazione in marmo mostra un motivo a meandri, con una scacchiera bianca e nera, analoga a quella dell’Ultima cena polironiana; il pilastro della colonna mostra un bassorilievo, Davide con la testa di Golia, anch’esso analogo alle figure veterotestamentarie affrescate dallo stesso Bonsignori nel refettorio di San Benedetto Po. Decisamente poco comune è l’immagine della Vergine che asciuga i panni al fuoco: un motivo che troviamo in alcune rappresentazioni della Natività della Vergine, laddove compare una fantesca che asciuga i panni davanti al camino. Il paesaggio fantastico, quasi nordico, con una rupe a sinistra e una città in lontananza a centro, si staglia appena su un cielo dai bagliori rossastri. La fitta composizione è arricchita da due angeli in volo con un cartiglio, in alto a sinistra, mentre al centro, in basso, si legge una scritta che viene, rilevava Romano, dal De partu Virginis di Jacopo Sannazaro, completato nel 1513, ma edito nel 1526, il che offrirebbe un termine post quem utile a datare l’opera in un intervallo cronologico molto stretto: 1526-1529. Il distico “Partus integritas, discordes tempore longo / virginis in gremio fœdera pacis habent” è in realtà noto già almeno nel XIII secolo, reso anche nella versione “Partus et integritas” in un incunabolo. Ciò non toglie che veicolo per la fortuna dei versi possa essere stato Sannazaro, un umanista legato anche alla corte dei Gonzaga: lo stesso distico è presente anche su un’Adorazione dei Magi di Girolamo da Salerno (1520 ca.), ora presso il Pio Monte della Misericordia di Napoli.
Stefano L’Occaso, direttore di Palazzo Ducale di Mantova: «L’opera è davvero un piccolo capolavoro! Il dipinto riassume la poetica di Girolamo Bonsignori, con forme e dettagli che si legano alla decorazione del refettorio di San Benedetto in Polirone e che ci assicurano che tanto la tela (oggi a Badia Polesine) quanto gli affreschi, riferiti al Correggio nel momento della loro scoperta, spettano a Girolamo. La partecipazione a un’asta internazionale è stata un’operazione complessa, avallata dagli organi di controllo e sostenuta ancora una volta dalla Direzione Generale Musei, alla quale va il mio sincero ringraziamento. Un lavoro che ha permesso di accrescere in pochi anni, in maniera straordinaria, il patrimonio di Palazzo Ducale».
L’opera è esposta nel nuovo allestimento al piano terreno del Castello di San Giorgio, nella sezione “Rinascimento a Mantova”, inaugurata il 25 ottobre.