Versalis: si prepara la “carica dei duemila”

MANTOVA – MantovaSarà la “carica dei duemila”. Parliamo dei dipendenti del gruppo Eni (quindi Enipower, Enirewind e Versalis presenti nello stabilimento di Mantova, complessivamente 950), più altri 1000 circa di indotto.
Ancora non si parla di mobilitazione, ma le tensioni prodotte dall’annuncio della chiusura di Marghera ha meritamente allertato anche i dipendenti virgiliani, nonché quelli ferraresi.
Di pochi giorni fa è l’incontro annuale con l’Ad di Eni De Scalzi sul Piano industriale che viene a valle della presentazione della Strategy 2021-’24 agli azionisti. Nell’ambito del confronto sono stati rimarcati i deludenti risultati dell’ultimo anno legati alla pandemia, ma non solo. I dipendenti hanno anche appreso che il piano di investimenti nel quadriennio si attesterà intorno ai 22 miliardi, e in Italia varrà circa 6 miliardi. Di questi, 1,6 saranno utilizzati in economia circolare, decarbonizzazione e rinnovabili (in decarbonizzazione 300 milioni, in economia circolare 590 e in rinnovabili 710).
Gli indicatori della società rilevano in ogni caso che con il barile a 50 dollari si coprono gli investimenti e la spesa generale: questo pareggio nel 2023 si otterrà con un barile intorno ai 40 dollari. Al momento il settore che meglio ha resistito alle difficoltà è stato il retail, comprensibilmente, e sia la chimica che la raffinazione hanno purtroppo ancora una situazione negativa da recuperare: le raffinerie sono ancora con margini di raffinazione negativi e la chimica continua ad avere una situazione di bilancio infelice.
Nonostante questo, il piano Eni prevede la riconferma delle scelte adottate su Livorno con la sua nuova bioraffineria e gli investimenti in produzioni bio, e la volontà di continuare col progetto legato alla Ccus su Ravenna anche se le prospettive di poter attingere ai fondi del Recovery fund non sono ancora chiare. I piani di iniziative legate alla circolarità, sulle produzioni bio e la loro realizzazione, di cui abbiamo già avuto al momento notizia, sono stati riproposti con l’affermazione che se le stesse risorse del Recovery non arrivassero saranno comunque progetti che Eni finanzierà con risorse proprie.
Forti perplessità sono state indicate dall’Ad sui temi dell’idrogeno di cui oggi l’Eni è il maggior produttore e consumatore in Italia: un conto è parlare del suo utilizzo per le necessità industriali e per i processi produttivi nel settore dei bio oli; altro conto è immaginare di poter usare l’idrogeno come unica fonte di energia affiancata al fotovoltaico e all’eolico. I suoi costi di generazione sono troppo alti per poter essere utilizzabili da imprese e utenti privati.
Nel piano di revisione delle linee strategiche Eni, De Scalzi ha annunciato l’intenzione di arrivare anche alla razionalizzazione delle produzioni di etilene che risultano sovradimensionate per le esigenze del gruppo e con concorrenzialità di mercato troppo penalizzanti. L’etilene sul mercato delle commodities è offerto a prezzi più bassi dei nostri costi di produzione. In tal senso è stato detto che si procederà alla fermata del cracking di Porto Marghera indicativamente entro il 2022. La decisione è già stata annunciata alle autorità locali e ai sindacati del territorio.
Il piano di cui ancora non conosciamo esattamente i contenuti comunque prevederà per Marghera un processo di sostituzione di attività in modo da mantenere i livelli occupazionali diretti e indiretti. Un impianto di trattamento rifiuto umido, uno per il trattamento di plastiche non riciclabili, il nuovo steam reforming per produrre l’idrogeno necessario alla bioraffineria, una nuova configurazione della logistica per mantenere inalterato la capacità di alimentare gli impianti dell’area padana, sono alcune delle iniziative che si potrebbero realizzare.