VERONA Domenica 8 maggio alle ore 15.30 – con repliche mercoledì 11 alle 19.00, venerdì 13 alle 20.00 e domenica 15 alle 15.30, approda al Filarmonico una vera macchina teatrale barocca che traduce la meraviglia della finzione e il gioco di seduzioni e inganni dell’opera in uno spettacolo immaginifico ed elegante.
Nel 1978, a trecento anni esatti dalla nascita di Antonio Vivaldi (1678-1741), l’allora ente lirico Arena di Verona gli dedicò un festival e tre recite di Orlando furioso, alla prima messa in scena contemporanea dal 1727. Claudio Scimone diresse i Solisti Veneti, il coro areniano e un cast d’eccezione guidato da Marilyn Horne in un repertorio pressoché sconosciuto: l’opera, nel celebre spettacolo di Pizzi, fu accolta da un trionfale successo di pubblico e critica, fu ripresa l’anno successivo e fortunatamente immortalata da una ripresa televisiva, e sancì la Renaissance Barocca in Italia. Dopo quarantatré anni, il titolo ritorna sul palcoscenico del Teatro Filarmonico, da dove ha intrapreso il suo cammino internazionale, nell’allestimento coprodotto dal Festival della Valle d’Itria e dal Teatro La Fenice e con eccezionali interpreti.
Le vicende di donne, cavalieri, armi e amori di Boiardo e Ariosto sono tutte collocate sull’isola della maga Alcina, la cui fonte ha il potere di far innamorare di lei chi vi si abbevera. È così che lei seduce Ruggiero, strappandolo all’amata e amante Bradamante. La stessa Alcina tiene prigioniera Angelica, oggetto d’amore dei poemi cavallereschi, e per questo viene sfidata da Orlando, innamorato della fanciulla; ma Angelica ama Medoro, che fortuitamente naufraga proprio sulla stessa isola: i due, ricongiunti, si sposano, causando la gelosia folle di Orlando. Nel frattempo Bradamante usa il magico anello di Melissa, pegno dello stesso Ruggiero, per annullare l’incantesimo sull’amato e per assumere le sembianze di altro cavaliere: in queste vesti ella stessa seduce Alcina, la quale non ricambia le attenzioni di Astolfo, eroe innamorato della maga. Orlando fuori di sé sconfigge lo spirito malvagio dell’antro oscuro, togliendo istantaneamente ogni potere ad Alcina e rendendo l’isola deserta, e crolla in un sono profondo, interrotto da Astolfo che gli riporta il lume della ragione con una fiaccola. Alcina, che avrebbe voluto uccidere il paladino, può solo giurare vendetta, mentre si festeggiano le coppie ritrovate, con la benedizione dello stesso Orlando.
Gli equivoci e le diverse combinazioni dei paladini cavallereschi e dei loro incostanti o contrastati amori, veri o frutto di sortilegi e seduzioni, sono in realtà una ricchissima cornice intorno ad Alcina, vero motore dell’opera vivaldiana: alla prima veneziana, l’interprete fu il contralto Anna Girò (o Giraud), fidata musa del Prete Rosso, che le dedicò ben sei arie solistiche solo nell’Orlando. La struttura dell’opera e le sue forme musicali in numeri chiusi mostrano i diversi affetti che i personaggi provano, le loro battaglie interiori e i conflitti risolti perlopiù in un lieto fine che coglie lo spirito dell’opera barocca come meraviglia e festa.
I virtuosismi di questi affetti sono affidati ad un cast richiesto in tutto il mondo, specialmente in questo repertorio, in molti casi al debutto sul palcoscenico del Teatro Filarmonico di Verona: il mezzosoprano Teresa Iervolino interpreta per la prima volta l’eroe del titolo, previsto sin dall’origine come gli altri ruoli maschili per voci femminili o castrati, oggi sostituiti dalla vocalità di contralti o contraltisti. Come lei, nei panni virili si calano fuoriclasse quali Sonia Prina come Ruggiero e Laura Polverelli come Medoro, affiancando la Bradamante di Chiara Tirotta e l’Angelica di Francesca Aspromonte. Completano il cast Christian Senn come Astolfo e Lucia Cirillo nell’impegnativa parte della maga Alcina.
Giulio Prandi, alfiere del repertorio barocco a Verona, torna al Filarmonico dopo il successo del Dido and Aeneas trasmesso in streaming e delle esecuzioni del Messiah haendeliano nel 2021 e dirige il Coro preparato da Ulisse Trabacchin e l’Orchestra su strumenti moderni integrandoli ai suoni di un continuo storicamente informato con due cembali e tiorba. Per la prima volta a Verona, inoltre, Orlando furioso si esegue nell’edizione critica curata dal massimo vivaldiano Federico Maria Sardelli.
L’allestimento di Fabio Ceresa, realizzato a Verona nella ripresa di Federico Bertolani, vanta le scene di Massimo Checchetto coadiuvato da Olimpia Russo, i costumi di Giuseppe Palella, le luci di Fabio Barettin e i movimenti mimici di Silvia Giordano. Lo stesso Ceresa, giovane ma già affermato regista e librettista, ha accuratamente analizzato il testo partendo dall’edizione critica e lo ha lievemente adattato al pubblico di oggi operando tagli e spostamenti di numeri musicali sempre nel rispetto della drammaturgia originaria. La durata complessiva dell’opera, in tre atti, prevede 160 minuti circa di spettacolo e due intervalli.
Elide Bergamaschi