SABBIONETA – Il Crocifisso del Settecento resta dov’è, appeso a una parete laterale della sala consiliare del municipio, così come chiesto dal donatore dell’opera. Se ne è ampiamente discusso nella seduta di mercoledì sera. A favore della sua collocazione, oltre alla maggioranza, anche il consigliere di opposizione Ghezzi, mentre Lodi Rizzini ha preferito non partecipare alla votazione, contestando la legittimità dell’atto così come è stato presentato al consiglio. L’amministrazione ha ringraziato sia il donatore che la Pro loco. Contrario, invece, il consigliere Aldo Vincenzi, che ha espresso tutte le sue perplessità su una scelta giudicata quantomeno discutibile.
«Se la volontà del donatore era quella di mettere il crocifisso in sala consiliare – ha sottolineato l’ex sindaco – mi chiedo come mai il manufatto non sia stato donato al Comune, proprietario dell’immobile. E comunque si potrebbe riflettere col donatore, per posizionarlo in un luogo più prestigioso per un oggetto sacro. A Sabbioneta ci sono diversi musei (penso a ciò che sta gestendo la Pro loco) o sale storiche in Palazzo Ducale che potrebbero accogliere degnamente il crocifisso, davvero molto bello. Sono luoghi in cui vi è un numero maggiore di visitatori che possono osservarlo. Perché metterlo in sala consiliare, che non ha nemmeno un custode e dove entrano giusto i consiglieri e i pochi presenti alle sedute del consiglio comunale? Così non verrà valorizzato per nulla. Oltre al fatto che dov’è stato collocato sta oggettivamente male». Risulta paradossale per Vincenzi che non sia il soggetto a cui è stato donato il crocifisso (cioè la Pro loco) a collocarlo in una delle sue strutture. In più vi è in atto una convenzione tra Pro loco, proprietario dell’oggetto e Comune (proprietario del municipio), per valutare le responsabilità in caso di danneggiamento, perché la sala consiliare non è custodita.
«In sostanza – ha concluso Vincenzi – crediamo che denoti scarso buon senso e scarso rispetto del valore storico-artistico dell’oggetto, volerlo collocare in un luogo non idoneo come la sala consiliare, che non è un museo. Non vorrei che questa azione di poco buonsenso fosse stata creata ad hoc».
Ugo Boni