Moda e scandali: quando il fashion diventa gossip globale

Nel 2025, la moda non è più solo estetica: è conversazione, potere d’influenza e narrazione collettiva. Ma con la velocità dei social e la potenza delle immagini virali, ogni passo falso diventa un caso mondiale. Da Milano a Parigi, Ottobre si conferma il mese in cui le polemiche post-Fashion Week infiammano il web, tra beauty di lusso, provocazioni artistiche e nuovi scandali digitali che mettono in discussione l’identità stessa del fashion system. Cercherò di riassumere le tematiche più rilevanti in queste settimane sul web:

– Louis Vuitton e il caso del make-up “più caro del mondo”                                          Tutto è iniziato con il lancio ufficiale del make-up di Louis Vuitton, la prima collezione beauty curata Pat McGrath come Direttrice Creativa Beauty. Il design dei prodotti è stato affidato all’industrial designer Konstantin Grcic, che ha curato l’estetica minimalista, lussuosa e sostenibile del packaging. L’uscita, avvenuta a fine settembre, ha fatto discutere per le cifre stellari — un rossetto a 210 euro, un fondotinta oltre i 300 — e per la campagna che mostrava modelle avvolte in drappi d’oro con lo slogan “La luce è un lusso”. Su TikTok e X (ex Twitter), le critiche non si sono fatte attendere: “lusso sì, ma così è elitismo”, scrivono molti utenti. Il brand ha risposto con eleganza, spiegando che il progetto punta all’arte e alla durata nel tempo, non al consumo veloce. In ogni caso, i prodotti sono andati sold-out in meno di 48 ore: scandalo o strategia riuscita?

– La moda sotto processo: da Balenciaga a Coperni.                                                      Non è la prima volta che il fashion system finisce sotto accusa. Dopo gli eccessi del 2020 e la “cancel culture” che ha colpito persino i marchi più storici, oggi la sensibilità è altissima. A Parigi, Balenciaga ha finalmente riconquistato il pubblico dopo i controversi anni post-scandalo, scegliendo una sfilata quasi silenziosa: niente luci, niente musica, solo stoffe grezze e silhouette essenziali, questo grazie alla scelta del nuovo direttore creativo Pierpaolo Piccioli (ex Valentino). Un gesto potente di riconciliazione, interpretato come segno di rispetto verso la memoria e la cultura collettiva. All’opposto, Coperni ha scelto la via del futurismo con la collezione “Reborn 2025”, dove abiti stampati in 3D si sono sciolti in acqua a fine sfilata, simbolo di rinascita e sostenibilità. Ma anche qui le polemiche non sono mancate: “È spettacolo o greenwashing high-tech?”, si chiedono in molti.

– Le provocazioni “calcolate” e l’effetto social Nel 2025, il confine tra scandalo e strategia è sempre più sottile. Alcuni marchi sembrano puntare volutamente sull’effetto virale. È il caso di Diesel, che alla Milano Fashion Week ha presentato la collezione “Uncensored”: modelli e modelle hanno sfilato tra ologrammi di chat private, messaggi e confessioni d’amore rubate. Un esperimento artistico sul concetto di privacy che ha fatto impazzire i social, tra applausi e indignazione. E poi c’è Schiaparelli, che ha riacceso le discussioni con il celebre “corsetto a costole d’oro”, indossato da Bella Hadid e definito da molti “troppo sensuale per un contesto artistico”. Ma, come sempre, la maison di Daniel Roseberry sa bene che la provocazione, se controllata, è la chiave per restare nel dibattito globale.

– Il tribunale di TikTok                                                                                                  La vera differenza del 2025 è che non sono più i giornali a dettare il tono delle polemiche, ma le community digitali. Ogni sfilata viene sezionata, analizzata, parodiata. Gli influencer commentano in tempo reale, gli utenti votano i look come in un talent show. È il trionfo della moda partecipata, ma anche la sua condanna: basta un frame, un taglio di luce sbagliato o una frase ambigua per far scattare la polemica.                                              A farne le spese quest’anno è stata Miu Miu, criticata per un casting giudicato “troppo omogeneo” e per la presenza eccessiva di modelle note sui social. Il brand ha replicato con eleganza, promettendo più diversità nelle prossime campagne.                                        Se un tempo lo scandalo era il motore della curiosità, oggi è un test di coerenza.              Le case di moda che riescono a superarlo sono quelle capaci di rispondere con verità. La conclusione è che nel 2025 la moda è più vulnerabile, ma anche più consapevole. Gli scandali non sono più solo gossip: sono strumenti di riflessione collettiva, momenti in cui il pubblico chiede verità, coerenza e responsabilità.                                                        Eppure, la forza del fashion resta intatta: reinventarsi, sorprendere, e continuare a far parlare di sé. Perché, come ricordava Oscar Wilde, l’im portante è che se ne parli. Ma nel 2025, l’unico modo per farlo con stile è avere qualcosa di autentico da dire.