Calcio Serie C – Matteo Gerbaudo: “Tutti al Martelli, il Mantova è vivo!”

Matteo Gerbaudo e i tifosi del Mantova
Matteo Gerbaudo e i tifosi del Mantova

MANTOVA «Siamo vivi. Più che mai». Matteo Gerbaudo è perentorio, da subito. Dai primi secondi della chiacchierata che segue, ci tiene a ribadire che il Mantova ha tutta l’intenzione di giocarsi fino all’ultimo la carta-salvezza. Il vicecapitano parla a ragion veduta, da uomo-spogliatoio che sa captare i segnali del gruppo.
Dunque, più vivi che mai. Da dove viene questa convinzione?
«Non da una, bensì da due occasioni: il secondo tempo con la Juve e la partita con l’Albinoleffe».
Spiegaci…
«Credo che la vittoria di Bergamo sia in qualche modo figlia dell’1-1 con la Juve. Contro i bianconeri, dopo un primo tempo sofferto, abbiamo dimostrato di voler riportare il risultato dalla parte giusta. E ci siamo riusciti. È stata come una scintilla, di cui avevamo un gran bisogno e i cui benefici si sono poi visti con l’Albinoleffe».
Qual è stata la chiave di volta del match di Zanica?
«Due chiavi: una a livello mentale e una di campo. Mentalmente siamo stati bravi a raggrupparci e tirare fuori qualcosa in più, dando tutti il 110%. Questo atteggiamento, di conseguenza, ci ha aiutati a livello tecnico-tattico: siamo stati più compatti e più vicini, soffrendo quando c’era da soffrire e colpendo quando c’era da colpire».
Cosa vi hanno dato questi tre punti?
«La convinzione che non dobbiamo smettere di credere alla salvezza diretta. Sappiamo che dipenderà da mille fattori, ma il primo e imprescindibile siamo noi stessi. E quindi dobbiamo provarci, affrontando le ultime tre partite con lo stesso spirito e la stessa voglia messe in campo con l’Albinoleffe».
Sabato arriva il Renate…
«Sfida complicatissima, loro dispongono di giocatori esperti. Me li aspettavo più avanti in classifica».
Però li avete già battuti all’andata…
«Vero. Fu una delle poche partite in cui riuscimmo a sfruttare la superiorità numerica. Sabato dovremo farci trovare altrettanto pronti».
Ha fatto bene il presidente Piccoli a promuovere l’ingresso gratis al Martelli?
«Ha fatto benissimo. Purtroppo quest’anno, per responsabilità nostra, il Martelli non è mai stato pieno e questo mi dispiace. Ma il sostegno dei tifosi per noi è fondamentale. E a Zanica ha pesato, eccome».
Raccontaci…
«Averli così vicini al campo e rumorosi ci ha dato una carica supplementare. Anzi, vi svelo un segreto: quando abbiamo la possibilità di scegliere in quale metacampo giocare, scegliamo sempre di fare il secondo tempo dalla parte dei nostri supporter. È successo anche a Zanica, e la cosa ci ha aiutati».
Che clima avverti nello spogliatoio?
«Disteso ma concentrato. Siamo tutti consapevoli che ci stiamo giocando una carriera, ma ciò non significa che prevalga la tensione o manchi l’entusiasmo. Non ho mai percepito rassegnazione. Ci siamo dati una possibilità ed è doveroso giocarsela».
Come definiresti Mandorlini in una parola?
«Temerario. “Io mi salvo”, ci ha detto il primo giorno. Trasmettendoci subito la sua convinzione. Lui ha in mente un percorso ben preciso e vuole compierlo, senza paura di niente e di nessuno».
E la tua stagione, come la definiresti?
«Di sacrificio. Questo mio terzo anno a Mantova è stato condizionato da un infortunio “invisibile” al ginocchio (un edema interno) che mi ha creato un sacco di problemi. A un certo punto ero tentato dal fermarmi, perchè il dolore non mi permetteva di esprimermi come volevo».
Cosa ti ha spinto a proseguire?
«Non riuscivo a starmene in disparte. E così, tra antidolorifici e una gestione accorta durante la settimana, abbiamo trovato un compromesso. Ora sto bene. Anche se l’unico rimedio per completare il processo di guarigione è il riposo: conto di fermarmi a maggio. Anzi… da fine aprile, perchè vorrebbe dire che ci siamo salvati».
Ti aspettavi di trovarti a tre giornate dalla fine con la salvezza appesa a un filo?
«Purtroppo ci siamo trovati in questa situazione dalla prima giornata. Siamo usciti dai play out solo dopo la vittoria col Sangiuliano, ma poi c’è stata la sosta natalizia e alla ripresa ci siamo ricascati dentro. Comunque ribadisco: mancano tre partite. Sembrano poche, ma non lo sono».
Hai un altro anno di contratto col Mantova…
«Sì, e sono molto contento perchè ormai provo un grosso senso di appartenenza verso questa maglia».
Facendo gli scongiuri: e se si andasse in D, vestirai ancora il biancorosso?
«Una D a Mantova sarebbe diversa rispetto ad altre piazze… Detto ciò, pensiamo a salvarci».