Botte e offese alla moglie: maltrattamenti non provati, imputato assolto

MANTOVA –  Era accusato di reiterate vessazioni perpetrate ai danni dell’allora coniuge. Circa le ipotesi di maltrattamenti in famiglia era così finito a processo un 46enne residente a Dosolo. I fatti a lui contestati risalivano nello specifico al periodo compreso tra il 2015 e la fine del 2022 quando, stando all’ipotesi inquirente, l’uomo si era reso responsabile di numerosi eventi violenti sempre in danno della moglie nonché posti anche in presenza dei due figli della coppia, e constati precipuamente in urla, offese, ingiurie e percosse. In particolare, nel novero delle ultime rientravano almeno tre distinti episodi: uno in cui la presunta vittima sarebbe stata presa a sberle, un secondo in cui invece sarebbe stata colpita da un pugno e, infine, nell’ultimo da ginocchiata alla schiena. A far scattare la procedura legislativa del codice rosso, tramite denuncia, era stata la stessa donna, separatasi dal marito nel maggio 2022. Addebiti, rispediti però in toto al mittente dallo stesso imputato in sede d’istruttoria dibattimentale. Stando infatti a quanto da lui dichiarato, innanzi al collegio presieduto da Giacomo Forte, niente di quanto contestatogli sarebbe stato vero. Nessun caso di violenza fisica o verbale né, tanto meno, minacce di morte, come al contrario sostenuto dall’ex consorte. «Si discuteva come in ogni famiglia – aveva dichiarato – ma non ho mai usato violenza. Per questo non capisco perché si sia finiti a questo punto. Anzi, casomai ero stato io a venire minacciato da lei per una questione di denaro circa la possibile visita a mio danno di alcuni suoi parenti dal sud». Tesi questa suffragata quindi altresì dai difensori dell’uomo e infine avallata, perché il fatto non sussiste in assenza di riscontri oggettivi in merito alla sua colpevolezza, dai giudici a fronte di una richiesta di condanna del pubblico ministero di tre anni e tre mesi di reclusione.