MANTOVA – Immaginate il freddo della campagna affinché non assistessi ai passaggi più crudi del passaggio dalla cura del maiale vivo alla lavorazione delle sue carni.
Accipicchia, detta così sto già un po’ in ansia. E quindi passavo quasi indenne dal ricordo agro-silvo-pastorale della cura dei maiali belli vivi e vivaci, alla lavorazione di carni che arrivavano da chissà dove. Per me, povero illuso, i maiali dell’estate che grugnivano quasi cantando, all’arrivo del pasto, erano ancora là. In silenzio, però. Sono quelle cose che puoi pensare finché non vai a scuola e puoi immaginarti tutto e il contrario di tutto, poi arrivi in classe e allora i compagni più grandi di te ti svelano le cose che non avresti voluto svelate: riti, misteri, segreti e tradizioni e che il maiale era proprio lui.
Accipicchia, che fatica diventare grandi quando si ha sei anni!
Erano i freddi giorni dei salami, il fine d’anno in campagna, che era lunghissimo andava dal 27 dicembre al 31 dicembre ma sembrava più di una settimana tanto erano prolungati ed intensi i riti e le tradizioni, dalla mattina presto alla sera tardi, che tanto tra nebbia e nuvole non c’era mai tanta luce. Però era uguale si faceva tutto lo stesso, e la zia Zelinda raccontava che una volta si faceva persino con la luce delle candele e le lucerne. Che voglia di scrivere con la luce di una lucerna.
Candele e lucerne che erano state usate, mi ricorda mamma, anche quando sono nato. In casa. Nella stanza da letto dei miei genitori che era anche il luogo della prima stagionatura dei salami e dei salumi appena fatti. Mica male come coincidenza. Cera e fumo ovunque, niente acqua corrente, bacinelle con l’acqua fresca fredda della pompa sotto il portico e via di spalla con secchi e secchielli, eppure eccoci qua. Buio pesto ma luce dentro in stanza. Ecco in tutto questo si segnala il conseguente particolare segno zodiacale.
Nato di martedì di un fine dicembre e dunque segno zodiacale Capricorno. Non si scappa. Te lo porti ovviamente tutta la vita. “Ahh Capricorno!!!” E si vede”, mi hanno sempre detto. Da giovin ragazzo non davo molto retta. Già al giornale da praticante mi divertivo a leggere l’oroscopo per vedere quali frasi avevano usato per non esporsi troppo con le previsioni in salute, amore e lavoro. Poi col fatto che m’è capitato di incontrare professionisti e professioniste dell’astrologia, qualche cosa ho approfondito.
“Ah , sei proprio un Capricorno!!” Commento corrente di amici e parenti, nei momenti di compleanno e anniversari vari. Che si fa? Uno abbozza. Un giorno un collega della televisione giornalista di cultura e di letteratura, nato come me a fine anno, e quindi collega anche di segno zodiacale, mi raccontò che anche a lui capitava di sentirsi dire: ah Capricorno!!! Con seguito di “oohh mamma”. Per bacco, non ero più solo. Una bella consolazione. “Lo sai che un giorno – mi disse una volta- ad un ricevimento per una mostra d’arte ero al centro di un gruppo di amici e conoscenti e quando ammisi che ero del Capricorno, in un attimo, svamp, tutti allontanati”. Sarà vero, sarà enfatizzato, ma questa cosa del Capricorno persona sensibile e complicata ha una sua allure.
Non ho mai voluto approfondire davvero. Solo un Ariete una volta mi disse: “Capricorno, dai non è male, più complicato il mio”. E tanti anni dopo una mia collega di Bologna ha insistito per farmi il trigono. Ho accettato, ho lasciato fare. Comunque, avevo un po’ paura della parola “trigono”. Mi espose un quadro pieno di satelliti e corpi celesti vari, connessioni e sconnessioni e presi atto. Un giorno la medesima collega mi incontrò in corridoio, era estate ricordo, mi disse con slancio: “Fabrizio sarà un mese caldo e pieno di soddisfazioni per te, e comunque molto caldo”. Va bene così.
Qualcuno tentò di complicarmi la vita inserendo la variabile dell’ascendente. Perché, accipicchia, c’è Capricorno e Capricorno, vuoi mettere il Capricorno ascendente Gemelli con quello ascendente Vergine? Mi dissero cose complicatissime e parecchio allarmanti sulla combinazione. Per quello forse non mi piace nemmeno l’allocuzione “combinato disposto”, perché penso sempre al combinato segno col disposto ascendente che mi indispose. Che freddi i giorni di fine anno ma che caldi i ricordi del freddo inverno in campagna, con l’odore dei salami.