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MANTOVA – Le segreterie provinciali di Filt-Cgil e Femca-Cisl hanno comunicato alla direzione generale della Tea l’apertura dello stato di agitazione per la manifestazione di interesse di alienazione del ramo servizi funebri (Tsf) a tutela dei diritti dei lavoratori e a salvaguardia dell’occupazione e delle retribuzioni. Un provvedimento sindacale spinto dalle voci ricorrenti di un approccio al ramo funerario della Tea da parte del gruppo Hofi-Concordia, viste le passività degli ultimi tre anni registrate dalla società. Ma dall’azienda arrivano ben altre rassicurazioni.
L’ultimo passivo registrato da Tsf, che oggi occupa 19 dipendenti, non è di grande consistenza, quantificandosi in 134mila euro. Peraltro, le proprietà della stessa società vanno ben oltre quella cifra, e da sole renderebbero incongrua la cifra di 1 milione di euro che si vocifera sia la base di trattativa per l’alienazione. Ma sin qui si parla di voci tutt’altro che confermate dalla casa madre. «Non c’è nulla di formalizzato – dichiara al riguardo il presidente Tea Massimiliano Ghizzi –, e al momento siamo solo in una fase di manifestazione di interesse. L’amministratore Piero Falsina ha incontrato uno a uno i dipendenti spiegando come stanno le cose, e a breve li incontrerò anch’io». E infatti il 30 maggio prossimo all’incontro sarà presente anche il sindaco Mattia Palazzi, in rappresentanza del Comune, socio di maggioranza della Tea, che già due anni fa si era opposto ai piani di alienazione prospettati dall’amministratore delegato Mario Barozzi.
Ma per Ghizzi, che pure non nasconde interessi all’offerta, un punto è fermo: «Noi chiederemo garanzia per i posti di lavoro», applicando, se caso una politica di jobs posting.
Tutti tranquilli? Niente affatto. l’inquietudine dei dipendenti è manifesta, specie per la politica aziendale dell’ultimo triennio, che non giustifica le passività per una società che dovrebbe essere leader. In più pesa il precedente dell’Asm di Rovigo, venduta e da subito sottoposta a licenziamenti.