Rimborsi “pazzi” e peculato in Regione. Condanne annullate in Cassazione. L’ex consigliere leghista Bottari: ristabilita la verità

L'ex consigliere regionale Claudio Bottari

MANTOVA Dopo 10 anni la Corte di Cassazione ha scritto la parola fine sulla vicenda dei cosiddetti “rimborsi pazzi” o “rimborsopoli” annullando la sentenza di condanna dall’accusa di peculato del Tribunale di Milano per gli ex consiglieri e assessori di Regione Lombardia. Nell’elenco figurava anche l’ex consigliere regionale mantovano della Lega Claudio Bottari, che era stato condannato a 18 mesi per peculato. «Una decisione che ristabilisce la verità. Sicuro del mio operato corretto e in linea con il vademecum distribuito dall’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale lombardo – ha commentato Bottari -, non ho mai dolosamente fatto nulla di ciò che mi veniva contestato e mai ho voluto patteggiare perché ero sicuro della mia condotta. Ho sempre cercato di dimostrarlo durante i tre gradi di giudizio, citando a mia difesa ben 40 testimoni, mai ascoltati in tutti questi anni di gogna politica e mediatica. Una vergogna – sottolinea – da noi sempre denunciata e per cui eravamo disponibili a rivolgerci alla Corte di giustizia europea. Ma ovviamente – prosegue – se conducono indagini dove ti accusano, ad esempio, di esserti appropriato di due computer e non controlli la restituzione all’ufficio informatico regionale a fine mandato con tanto di ricevuta, qualcosa, passatemi il termine, balla nel manico». L’altro aspetto del lungo calvario giudiziario che ha scosso le vite degli assolti riguarda la condanna pregiudiziale. «Ricordo i titoli di certi giornaloni, con tanto di veleno versato da certi politici locali che se avessero un briciolo di moralità dovrebbero chiedere scusa». Contestualmente è andata in prescrizione l’accusa sulle presunte spese pazze legate ai rimborsi regionali. Bottari riafferma di aver sempre agito con la stessa serietà con cui ha sempre affrontato ogni impegno a favore dei cittadini. «E con l’integrità morale che mi ha sempre contraddistinto in tutta la mia vita – aggiunge -. Nelle opere e nelle leggi che ho realizzato o proposto. Caso più unico che raro di volontaria rinunzia al vitalizio e al trattamento di fine mandato».

Matteo Vincenzi