L’arte secondo Alfredo Rapetti Mogol e Donald Martiny

Gli artisti col curatore Alain Chivilò
Gli artisti col curatore Alain Chivilò

Mantova Elegante vernissage ieri pomeriggio alla Casa del Mantegna per un doppio taglio del nastro. Due mostre d’arte contemporanea, due stili diversi, due linee di pensiero apparentemente distanti ma, nel complesso, mai così vicini; soprattutto, due mostre curate da Alain Chivilò. Il riferimento è a “Parole svelate” di Alfredo Rapetti Mogol e a “Divine Material” di Donald Martiny. Andiamo con ordine. Alfredo Rapetti Mogol l’arte ce l’ha nel Dna: il padre è il più noto paroliere della musica italiana, il nonno Mariano ha scritto canzoni che hanno fatto la storia. L’arte di Alfredo, anch’esso peraltro paroliere, è soprattutto quella visiva, come si può ammirare passeggiando per le stanze del pianterreno della location mantovana. Parole scolpite, incise, portate dalla mano dell’artista a diventare eternità, impresse nella pietra. Il messaggio scritto che appare evidente nelle opere non si priva del significato, ma crea un’interazione con l’osservatore; insomma, una “recondita armonia di bellezze diverse”. Quest’ultima frase può fungere perfettamente da fil rouge, con il primo piano della Casa del Mantegna, dove è esposta l’installazione di Martiny. Se nella mostra di Mogol dominano toni freddi e neutri, quella dell’artista statunitense (che espone per la prima volta in assoluto in Italia, ndr) è invece un inno al colore. C’è simbiosi tra i colori che si intrecciano come in un abbraccio, come in un impeto di passione amorosa, esaltazione della creazione, sublimazione dell’essere; in una parola, materia divina. L’astrattismo che pervade le sue opere spinge chi le osserva a dare interpretazioni diverse e uniche, stimolando i sensi e i pensieri più profondi. Entrambe le mostre saranno visitabili fino al prossimo 25 agosto.